La preside del liceo di Roma che giustifica il saluto fascista nella foto di classe
Una decina di studenti del Liceo Socrate nel quartiere Garbatella sono stati immortalati nella foto di fine anno mentre alzano il braccio nel saluto romano. La preside ha minimizzato l'accaduto
Quartiere Garbatella di Roma, Liceo Socrate, è la mattina del primo giugno, una decina di studenti della quinta si mette in posa per la foto di classe alzando il braccio nel saluto romano.
Tempo qualche minuto e lo scatto, via WhatsApp, fa il giro degli amici e conoscenti, fino ad arrivare anche sul cellulare di Francesco Ricciardi, il vicepreside, il quale ha ritenuto necessario informare la dirigente, Milena Nari.
La preside però non si scompone e giustifica il gesto come una semplice “goliardata”.
Lo fai in una lettera protocollata del 4 giugno inviata ai rappresentanti di genitori e studenti “Ho parlato con la classe e i presenti hanno sottolineato il carattere goliardico della vicenda. Il saluto era stato fatto per puro intento giocoso. Mi sono rivolta poi direttamente all’ufficio ispettivo e vi trasmetto quanto ho imparato”.
Quel saluto romano”, prosegue la dirigente, “è stato un gesto giocoso dei ragazzi, da inquadrare nella libertà d’espressione”.
“I ragazzi erano sorridenti e in posa (non avevano dunque volontà di violenza), né hanno testimoniato la volontà di ricostituzione di organizzazioni fasciste” in relazione al momento e all’ambiente”, scrive la preside che sottolinea: “”Ho fatto riflettere sull’inopportunità del gesto. Non sussistono i presupposti per effettuare un consiglio straordinario”.
Milena Nari, interpellata da TPI, non ha voluto rilasciare dichiarazioni o commenti sulla vicenda.
Trentasette professori liceo Socrate di Roma hanno scritto una lettera indirizzata alla preside, e riportata da Repubblica, nella quale scrivono:
“È incompatibile con la nostra Costituzione qualsiasi gesto che si richiami al fascismo e tanto più riteniamo inaccettabile che ciò si verifichi nel luogo che la Costituzione stessa elegge come agente formativo dei giovani, cioè la scuola”.
“Non si è trattato del gesto isolato di un singolo – già deprecabile – bensì di un certo numero di studenti di ultimo anno, ritratti insieme nella foto ricordo ufficiale di classe scattata sulla scalinata della scuola.
Di fronte a ciò non valgono minimizzazioni dell’accaduto motivate con la goliardia o la ricerca di cavilli legali volti a stabilire che il saluto fascista non è un reato in alcuni contesti.
A noi come formatori è richiesto di far comprendere ai ragazzi la gravità anche di un atto compiuto con leggerezza, se esso lede valori che devono essere imprescindibili e condivisi.
Proprio l’intento educativo ci deve indurre ad assumerci le responsabilità di far comprendere gli errori ai ragazzi e ciò non vuol dire esercitare una volontà punitiva, ma non sottrarsi alla propria funzione.
Il consiglio di classe è sovrano in merito, ma il Liceo Socrate e chi lo dirige devono stigmatizzare la gravità del fatto e ribadire con chiarezza e fermezza i valori costituzionali che da sempre ne hanno ispirato l’azione formativa”, conclude la lettera.