In migliaia per il Roma Pride
Oggi a Roma si sta tenendo la 21esima edizione del Roma Pride con l'intento di promuovere i diritti gay in Italia
La 21esima edizione del Roma Pride ha avuto inizio a Piazza della Repubblica verso le 16:00 di questo pomeriggio. Il corteo è diretto a piazza Venezia e attraverserà il centro della capitale: via Cavour, Santa Maria Maggiore, via Merulana, Piazza Vittorio e Colosseo.
I carri dai quali proviene principalmente musica dance ad alto volume sono venti in tutto, grazie al coinvolgimento di 21 associazioni territoriali.
“Contiamo di superare la partecipazione dell’anno scorso, di 200 mila persone”, ha dichiarato Andrea Maccarrone, portavoce del Roma Pride e Presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli.
Il carro del Circolo presenta uno striscione in cui è ritratto Renzi con una mano vicino all’orecchio. Il senso è quello di invitare il premier ad ascoltare le richieste della comunità gay.
A sinistra si legge “il verso sbagliato” con sotto una lista dei Paesi poco tolleranti verso la comunità Lgbt. A destra, si legge “il verso giusto” con una lista dei Paesi invece caratterizzati da politiche più favorevoli per la comunità omosessuale come l’Irlanda, i Paesi Bassi, il Brasile e la Gran Bretagna.
È il sindaco di Roma Ignazio Marino a sorreggere lo striscione di Roma Capitale, accompagnato da parte della sua giunta.
Nichi Vendola si è presentato con una maglietta con la scritta “Renzi, sposati una causa di civiltà”.
Tra i presenti anche Vladimir Luxuria, Eva Grimaldi, l’attrice Vittoria Schisano e il capogruppo di Sel in Campidoglio Gianluca Peciola.
La madrina dell’evento è la giornalista Federica Sciarelli.
“Porto al Pride la costituzione, in cui nell’articolo 29 si legge di famiglia e non di uomo e donna, forse i costituenti erano piu avanti di chi poi l’ha interpretata” ha dichiarato.
Il fine della manifestazione è quello di sollecitare il governo italiano a prendere una posizione in materia di diritti della comunità Lgbt. L’Italia è tra i nove Paesi europei ancora senza una legge sui matrimoni gay, insieme a Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Bulgaria, Romania e Cipro.