Denuncia i boss mafiosi per il pizzo, lo Stato lo punisce: imprenditore si suicida a Gela
Rocco Greco si è tolto la vita dopo che la sua azienda era stata privata di importanti appalti
Aveva denunciato numerosi boss di Cosa nostra che chiedevano il pizzo. Aveva persino convinto altri sette imprenditori a fare come lui.
Poi però Rocco Greco, imprenditore di Gela diventato un simbolo della lotta alla mafia, era entrato in un assurdo gorgo che alla fine lo ha spinto al suicidio.
I boss che aveva denunciato, infatti, lo avevano accusato di essere loro socio in affari. Una tesi smentita dai processi, in cui Greco è stato assolto, ma che è costata all’imprenditore la perdita di importanti appalti per la sua ditta.
Per questo, mercoledì 27 febbraio, Greco si è tolto la vita in un container poco distante dalla sua azienda.
Lo scorso ottobre, era stato il ministero dell’Interno a negare alla sua azienda, la Cosiam srl, la possibilità di entrare nella lista delle ditte in regola per effettuare la ricostruzione dopo il terremoto nel Centro Italia.
Questa la motivazione: “Nel corso degli anni ha avuto atteggiamenti di supina condiscendenza nei confronti di esponenti di spicco della criminalità organizzata gelese”.
Peccato che erano state proprio le sue denunce a portare prima all’arresto di 11 mafiosi, e in seguito alla loro condanna a 134 anni complessivi di carcere.
Per il ministero dell’Interno, però, gli imprenditori vittime dei boss avevano in qualche modo trattato con la mafia, determinando il rischio di infliltrazioni criminali nelle loro aziende.
Sospetti non confermati dalle sentenze, ma sufficienti per escludere la Cosiam srl dalla “White List” per la ricostruzione del terremoto, privandola di appalti e di risorse economiche importanti.
Secondo quanto riporta Repubblica, dopo il suicidio il figlio di Rocco Greco ha raccontato: “Qualche giorno fa, [mio padre ] aveva ripetuto a mia madre: ‘Ormai, il problema sono io. Se vado via, i miei figli sono a posto'”.
Il suicidio è quindi arrivato al culmine dell’esasperazione per la paradossale vicenda che aveva coinvolto l’imprenditore, sospettato di connivenza con la mafia per aver denunciato i mafiosi.