La guerra mondiale dei rifugiati
Nel mondo sono quasi 60 milioni le persone che fuggono da guerre e violenze. Un numero senza precedenti dalla seconda guerra mondiale. Un'infografica per vederci chiaro
Un mondo in guerra. Secondo l’agenzia dell’Onu che si occupa dei rifugiati (Unhcr), sono 59.5 milioni le persone in fuga da guerre e violenze nel 2014. Se queste persone fossero riunite in un unico Paese, formerebbero il ventiquattresimo stato più popoloso al mondo (appena dopo l’Italia).
Un numero senza precedenti dai tempi della seconda guerra mondiale, in crescita di 8.3 milioni rispetto al 2013. Ogni giorno, sono oltre 42mila le persone costrette a lasciare la propria casa.
“Stiamo assistendo a un cambio di paradigma”, ha commentato l’alto commissario dell’Onu per i rifugiati, Antònio Guterres. “Una caduta continua verso un’epoca nella quale la scala del problema, così come delle risposte richieste, sovrasta tutto ciò che abbiamo conosciuto finora”.
Il 20 giugno è la giornata mondiale del rifugiato e l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi), tra i maggiori think tank italiani, ha pubblicato un dossier che getta luce sul fenomeno inserendolo in un quadro geopolitico più generale di instabilità crescente e analizzando la moltiplicazione dei focolai di crisi.
Gli ultimi 15 anni hanno visto lo scoppio di 15 conflitti, tutti nei Paesi in via di sviluppo, dal Burundi al Myanmar, passando per la Libia e lo Yemen. Senza dimenticare naturalmente la Siria, la cui gravissima crisi umanitaria ha visto la fuga di quasi 4 milioni di persone, quasi tutte rifugiatisi nei Paesi confinanti.
Uno spostamento epocale di essere umani, di cui l’Europa non è che un’appendice. Lo dimostrano i numeri dell’analisi grafica di iMerica, realizzata sui dati appena pubblicati nel rapporto annuale dell’Unhcr. La distribuzione globale dei rifugiati rimane infatti concentrata in maniera preponderante nei Paesi più poveri: l’86 per cento di tutti i profughi si trova in Paesi in via di sviluppo.
Addirittura, un quarto del totale si trova in paesi considerati dall’Onu tra i meno sviluppati. Dal canto suo, il nord del mondo accoglie solo una frazione delle richieste d’asilo che riceve, ma contribuisce finanziariamente all’Unhcr.
Il problema dei rifugiati va contestualizzato. L’emergenza si inserisce nel più ampio quadro dei flussi migratori mondiali, che vedono gli esseri umani spostarsi come mai prima d’ora. Circa il 3 per cento della popolazione mondiale si sposta. Secondo i dati dell’International Migrant Stock, i migranti sono più di 215 milioni.
Tra questi, tuttavia, i rifugiati non rappresentano che una piccola frazione, essendo stimati dall’Unhcr a 19.5 milioni nel 2014, dunque il 9 per cento della massa dei migranti. La questione è complessa e richiede un’analisi chiara e informata dei fatti, e una comprensione delle proporzioni. “Sarebbe un grave errore negare la serietà della situazione. Ma è altrettanto importante mantenere il senso delle proporzioni. (…) Minimizzare sarebbe irresponsabile, ma enfatizzare serve solo agli sciacalli della politica”, sostiene Ferruccio Pastore, direttore del Foro Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione.