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“Daremo una nuova vita a Genova”: chi sono i giovani che sfidano Renzo Piano per la ricostruzione del Ponte Morandi | VIDEO

Immagine di copertina
La zona rossa sotto il Ponte Morandi, nel 2019 si riparte

Corsa a tre per i progetti del Ponte Morandi. L'intervista all'unico studio con una proposta tecnica per la ricostruzione, in duello con le archistar

“Il nostro progetto è l’unico tecnico e senza fronzoli. Grazie ai giovani porteremo nuove idee a Genova”.

A parlare a TPI è Vincenzo Costantino, direttore delle infrastrutture di Italiana Costruzioni, lo studio di ingegneri e architetti che ha deciso di sfidare archistar del calibro di Renzo Piano e Santiago Calatrava per la ricostruzione del Ponte Morandi. Tra loro anche giovani e giovanissimi.

Si è chiusa il 26 novembre la presentazione delle proposte per la demolizione e ricostruzione del Viadotto Polcevera crollato il 14 agosto 2018. Nella fase cruciale della scelta che prenderà il commissario, ovvero il Sindaco di Genova Marco Bucci, la rosa si stringe su tre progetti. Tra chi potrebbe dare un nuovo volto al Ponte Morandi c’è lo studio di Italiana Costruzioni.

Qui il bando integrale della gara per la ricostruzione del Ponte Morandi 
La vostra impresa è una cordata di più studi diversi, chi c’è dentro?

Abbiamo pensato che l’unico modo per avere una chance per vincere il bando fosse mettere insieme diverse competenze. È stata una collaborazione tra noi di Italiana Costruzioni di Roma che abbiamo esperienza per l’uso dell’acciaio, Maeg di Vazzola, Treviso, specializzata in impalcati da ponte e Monaco di Roma, specializzata nelle reti stradali. Abbiamo lavorato insieme ai progettisti Matildi+Partners, Bonifica e Inarpo. Diciamo anni di esperienza sulla costruzione di ponti, messa insieme alle idee dei giovani e giovanissimi.

Ecco, i giovani. Sono il vostro punto chiave?

Molte delle persone che hanno lavorato al progetto hanno tra i 24 e i 30 anni e tante proposte nuove. Abbiamo un gruppo di neolaureati e molti hanno dai 24 ai 30 anni. I giovani sono stati fondamentali: sono pronti a lavorare di notte pur di finire un progetto a cui tengono. Hanno mille idee nuove e innovative. Non sono chiusi negli schemi delle vecchie generazioni di architetti. Vengono affiancati agli “anziani” del gruppo come me, per imparare e confrontarsi. Hanno voglia di sperimentare e di sfidare. Abbiamo lavorato tra Bologna, Roma e Milano: più di 60 persone per tirare fuori più di 200 elaborati e il video. È come un puzzle, messe tutte le tessere insieme abbiamo il nuovo ponte di Genova. I giovani si sono potuti concentrare anche sui nuovi studi, come quello sulle smart roads. Tecnologie nate negli ultimi 3-4 anni che sicuramente altri non conoscono.

Per esempio, cosa hanno proposto questi ragazzi?

La grande svolta sarà applicare a Genova la tecnica “smart road”, ovvero il monitoraggio continuo del traffico, con centrali di controllo innovative. Controllo dei carichi non solo per i pesi, ma anche  per le sollecitazioni attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Significa controllare momento peer momento la tensione del ponte e non permettere mai più che accada un incidente come quello di agosto.

Ci sono due motivi per cui è stata aperta una gara per Genova: demolizione e ricostruzione. Come integrerete le due?

Ci sarà una stretta connessione tra le due fasi della demolizione e della costruzione. Io preferisco dire de-costruzione o smontaggio. Costruiremo nuove travi montanti, operiamo contemporaneamente con particolari gru con cui viene tagliato e smontato il vecchio Ponte Morandi. Il nostro è un progetto completo che ci permette di avere una visione a 360 gradi. Matildi ha fatto gli studi per i disegni e il suo fondatore ha disegnato i ponti più famosi d’Italia.

Leggi anche il reportage di TPI: “Io, primo ad arrivare dopo il crollo del ponte di Genova: ho visto le persone nelle auto morire”

Come sarà il nuovo ponte nella vostra visione?

Il ponte è tutto in acciaio, perché per costruirlo nell’arco dell’anno dobbiamo farlo così. Prima era in cemento armato.  Poi viene passata una parte di calcestruzzo. Sull’acciaio si spande poi l’asfalto. I lavori partono a gennaio 2019 e devono finire nell’arco dell’anno. Il nostro studio snello ci permette essere reattivi e poter iniziare il prima possibile. Possiamo essere subito sul campo. Un valore aggiunto rispetto agli altri.

Perché avete deciso di participare al bando?

L’attenzione mediatica non ci interessa. Prima di tutto perché abbiamo bisogno di lavorare. Certo è stimolante, anche per un valore sociale e per Genova. Per noi ingegneri e costruttori Morandi era un mito per tanti anni. Professore come punto di riferimento, un fuoriclasse che voleva osare sui ponti. Li ha costruiti in tutto il mondo.

Dunque l’ingegnere Morandi non è stato condannato dalla sua stessa categoria?

La manutenzione è stata il problema del Ponte Morandi. Lei può avere anche una Ferrari, ma lei capisce che se dopo 30 anni non ha mai fatto una revisione anche la Ferrari le può creare dei problemi. Nella migliore delle ipotesi dopo 20 anni devono fare manutenzioni. Voglio ricordare che in America il famoso ponte di Brooklyn è stato realizzato nel 1880! C’è un valore simbolico dietro il ponte Morandi, un’idea futuristica che abbiamo provato a rimettere sul piatto.

Avete deciso di sfidare Renzo Piano, Calatrava….Non vi sembra azzardato?

Stiamo parlando di fuoriclasse della progettazione…Ma noi possiamo dire la nostra! Tenga conto che abbiamo affidato a un gruppo che ha fatto miracoli: in pochi giorni sono riusciti a creare un super progetto. Un’ottima soluzione, e glielo dico dopo 30anni di esperienza. Lo studio Matilde, per farvi capire, è quello che aveva presentato la progettazione del ponte sullo stretto di Messina. Poi sono sicuro di una cosa: siamo l’unico progetto tecnico in corsa.

Ma quali sono le caratteristiche del vostro progetto?

Sarà un ponte robusto ma semplice. Che vuole riproporre la filosofia del ponte originario di Morandi. I carichi oggi sono raddoppiati. Abbiamo voluto delle forme lineari, semplici. Pensiamo che sia anche la filosofia della città di Genova, che notoriamente è una città efficiente, che deve accogliere portuale, pronta al commercio alle vie di entrata e di uscita. Senza fronzoli.

Ci sono 2000 cittadini che hanno raccolto delle firme per non abbattere il Ponte. Come vi relazionate a loro?

Noi in realtà lasceremo una parte del ponte. Salveremo il salvabile. La pila che è venuta giù, è la pila numero 9. Poi la pila 10 e 11 sono quelle che si vedono dalle famose immagini del crollo. Noi quelle le manterremo, le rinforzeremo con dell’acciaio e addirittura sulla pila 10 abbiamo intenzione di recuperare una parte come luogo della memoria. Una zona accessibile con una scala, dove si potranno fare mostre, celebrazioni. Quando un territorio non vuole una grande opera, poi succede un casino. Il resto delle colonne dobbiamo per forza smontarlo e abbatterlo. Vogliamo che il ponte che sia abbondantemente garantito oltre i 100 anni.

Come funziona il bando? Quali sono i prossimi step?

Il 14 si saprà chi vince. Il commissario esaminerà le proposte e chi prende l’appalto comincia a gennaio. Sicuramente verranno favoriti i grandi, ma noi ce la mettiamo tutta.

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