Viminale, Matteo Salvini ha “schedato” i magistrati pro-migranti che bocciano le sue ordinanze
Ricorso magistrati Salvini | Pro-migranti | Lista nera | Viminale
Ricorso magistrati Salvini – Le collaborazioni a giornali, il contatto con determinate associazioni, la partecipazione a convegni e perfino la posizione occupata in sala. Il Viminale ha “schedato” la vita personale dei magistrati che hanno bocciato provvedimenti e ricorsi del ministero dell’Interno.
È così che Matteo Salvini scatena un nuovo scontro contro il potere giudiziario. Il Viminale ha infatti chiesto all’Avvocatura dello Stato di “valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi, lasciando il fascicolo ad altri, per aver assunto posizioni in contrasto con le politiche del governo in materia di sicurezza, accoglienza e difesa dei confini”.
> Decreto sicurezza bis: cosa prevede la morsa di Salvini sulla sicurezza
Ricorso magistrati Salvini | Screening e ricorsi
Si tratta di una sorta di “screening” sulle posizioni personali espresse dai magistrati di Firenze che martedì hanno bocciato il provvedimento sulle “zone rosse” e da quelli di Bologna che pochi giorni fa avevano obbligato il comune ad iscrivere all’anagrafe della città alcuni richiedenti asilo, contro il parere del ministero.
Allo tempo stesso è stato annunciato che il governo impugnerà la decisione del Tar di Firenze che ha cancellato le “zone rosse” di Firenze.
Proprio in un momento delicato per il Consiglio Superiore della Magistratura, il CSM, per via dell’inchiesta per corruzione piombata sull’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, il ministero dell’Interno impugnerà davanti al Consiglio di Stato la pronuncia del Tar di Firenze secondo la quale non si può affermare l’automaticità tra la denuncia per determinati reati e l’essere responsabile di “comportamenti incompatibili con la vocazione e la destinazione di determinate aree”.
[Qui tutta la ricostruzione dell’inchiesta sul Csm]
Ricorso magistrati Salvini | La posizione dell’Anm
La presa di posizione non è passata inosservata agli occhi dell’Associazione Nazionale magistrati che ha chiesto tutela per i colleghi bersaglio delle critiche: “Le modalità adottate da autorevoli rappresentanti delle istituzioni gettano discredito sull’intera funzione giudiziaria e perdita di serenità da parte di chi la esercita. Per questo chiediamo che il Csm effettui tutti i passi necessari a tutela della collega Luciana Breggia e a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della giurisdizione”, dice una nota del sindacato delle toghe.
Ricorso magistrati Salvini | I nomi
Il ministero sta analizzato una serie di interventi pubblici dei giudici e opinioni espresse pubblicamente o attraverso rapporti di collaborazione o vicinanza con riviste sensibili al tema degli stranieri come “Diritto, immigrazione e cittadinanza” o con avvocati dell’Asgi (associazione studi giuridici per l’immigrazione) che hanno difeso gli immigrati contro il Viminale.
Qualche nome? Il ministero fa riferimento in particolare alla giudice Luciana Breggia, magistrato del tribunale di Firenze che ha emesso la sentenza che ha escluso il ministero del giudizio sull’iscrizione anagrafica di un immigrato e contro la quale si è già scagliato il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Ma nella “black list” ci sono anche altri due magistrati che “collaborano con la rivista”: Rosaria Trizzino, giudice che presiede la sezione del Tar della Toscana che ha bocciato le zone rosse e Matilde Betti, la presidente della prima sezione del tribunale civile di Bologna che il 27 marzo 2019 non ha accolto il ricorso proposto dal ministero dell’Interno contro la decisione del giudice monocratico del capoluogo emiliano che disponeva l’iscrizione nel registro anagrafico di due cittadini stranieri.
Ricorso magistrati Salvini | Il Viminale
Dunque, il ricorso oltre ad avere motivazioni giuridiche prende spunto da opinioni e comportamenti che i magistrati hanno manifestato come privati cittadini.
Salvini dal canto suo nega: “Non intendiamo controllare nessuno né creare problemi alla magistratura in un momento così delicato come quello che sta vivendo il Csm. Ci chiediamo se alcune iniziative pubbliche, alcune evidenti prese di posizione di certi magistrati, siano compatibili con un’equa amministrazione della giustizia. Parliamo di iniziative pubbliche e riportate dai media, come e’ facilmente verificabile su internet”.