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Cosa è successo il 12 luglio nel mondo

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Un riassunto semplice e chiaro di quello che è successo oggi nel mondo

Italia: due treni regionali si sono scontrati frontalmente in Puglia, a nord di Bari, causando la morte di almeno 20 persone, ma si teme che il bilancio sia destinato a salire. Oltre 50 sono rimaste ferite nell’incidente, di cui quasi venti in modo grave, e sono state trasportate negli ospedali di Andria, Barletta e Bisceglie. L’incidente è avvenuto alle ore 11:30. I soccorritori stanno cercando di estrarre le persone dalle lamiere. I due convogli erano formati rispettivamente da quattro vagoni. Lo scontro è avvenuto in un tratto ferroviario a binario unico in aperta campagna tra Ruvo di Puglia e Corato, nei pressi di una casa cantoniera. Sono immediatamente intervenuti i mezzi di soccorsi dei vigili del fuoco e del 118, oltre alla polizia ferroviaria, alla Croce Rossa e alla protezione civile. La tratta è stata interrotta e sono stati disposti dei bus sostitutivi lungo il percorso. Tra i feriti anche un bambino trasportato d’urgenza in ospedale con un elicottero. La tratta sul quale è avvenuto l’incidente è generalmente molto affollata a quell’ora della giornata, in particolar modo da pendolari. 

Secondo il rapporto diffuso lunedì 11 luglio 2016 dal Fondo monetario internazionale (Fmi) l’economia italiana ha cominciato a recuperare dopo una prolungata recessione, ma la ripresa è modesta e fragile a causa di rigidità strutturali, delle cattive condizioni del settore bancario e di un alto debito pubblico che rendono la capacità della nostra economia di reagire agli shock molto limitata. Così, l’Italia riuscirà a tornare ai livelli di produzione precedenti alla crisi del 2007 solo verso la metà degli anni Venti. Questo significa che quasi due decenni saranno andati perduti e che il nostro paese faticherà a tenere il passo con il resto dell’eurozona e che si allargherà il divario in termini di reddito.

Il corpo di un membro dell’aeronautica militare americana è stato trovato in un fiume nel nord Italia. L’uomo era scomparso da dieci giorni ed è stato ritrovato non lontano da dove se ne erano perse le tracce. Si tratta di Halex Hale, 24enne dell’Indiana, di stanza nella base aerea di Aviano a nord di Venezia. Un residente locale ha visto il corpo trascinato dalla corrente del fiume e ha allertato le forze dell’ordine. Sul cadavere non sono stati rinvenuti segni di violenza ma verrà sottoposto all’autopsia mercoledì mattina per accertare le cause del decesso. 

– Stati Uniti: il senatore degli Stati Uniti ed ex candidato alle primarie democratiche Bernie Sanders ha ufficialmente dichiarato il proprio sostegno al candidato democratico in pectore alle elezioni presidenziali Hillary Clinton. “Il segretario Clinton ha vinto la nomina democratica”, ha dichiarato Sanders da Portsmouth, in New Hampshire. “E farò tutto ciò che è in mio potere perché sia il prossimo presidente degli Stati Uniti”. Il candidato repubblicano in pectore Donald Trump ha commentato che concedendo il proprio sostegno all’ex rivale Sanders è diventato parte di un “sistema truccato”.

– Cina: la corte arbitrale dell’Aia ha stabilito che la Cina non ha alcun titolo storico sulle acque del mar cinese meridionale e che ha violato i diritti di sovranità territoriale delle Filippine, ma Pechino ha respinto il verdetto e liquidato il caso come una farsa. La Cina, che ha boicottato le udienze della corte, ha assicurato che ignorerà la decisione e che le sue forze armate difenderanno la sovranità e gli interessi marittimi cinesi nell’area. “Questa sentenza rappresenta un colpo legale molto serio alle rivendicazioni giurisdizionali cinesi nel mar cinese meridionale”, ha dichiarato Ian Storey, del ISEAS Yusof Ishak Institute di Singapore. “La Cina reagirà con rabbia in termini di retorica e probabilmente anche intensificando azioni aggressive in mare”. Gli Stati Uniti, che Pechino accusa di aver militarizzato la regione e inasprito le tensioni, ha chiesto a tutte le parti coinvolte (le Filippine e la Cina) di rispettare quella che è a tutti gli effetti una sentenza legalmente vincolare e di evitare provocazioni.

– Sud Sudan: continuano gli scontri in Sud Sudan tra le truppe fedeli al presidente Salva Kiir e quelle del vicepresidente Riek Machar, che hanno provocato la morte di centinaia di persone nella capitale Juba. Le Nazioni Unite hanno chiesto immediatamente un embargo sulle armi e altri mezzi da guerra diretti nel paese. Lunedì 11 luglio, dopo 4 giorni di combattimenti, era stato annunciato un cessate il fuoco, ma non è stato del tutto rispettato. Due caschi blu cinesi delle Nazioni Unite e un dipendente Onu sudsudanese sono morti negli scontri. Susan Rice, la consigliera per la sicurezza interna americana, ha dichiarato: “Questa insensata e ingiustificabile violenza – intrapresa da coloro che ancora una volta stanno mettendo il proprio interesse al di sopra del benessere del loro paese e della loro gente – mette a rischio tutto ciò a cui il popolo sudsudanese ha aspirato nel corso degli ultimi cinque anni”. Il Sud Sudan, la nazione più giovane del mondo, è diventato indipendente dal Sudan nel 2011, ma la sua breve storia è stata segnata da altri cue anni di guerra civile tra il 2013 e il 2015, fino alla firma dell’accordo di pace nell’agosto 2015. 

– Marocco: il movimento indipendentista del Sahara occidentale Polisario ha eletto un ex ambasciatore come suo nuovo leader dopo la morte di Mohammed Abdelaziz, che ha guidato il fronte durante la guerra con il Marocco e gli anni di lotta diplomatica per l’autodeterminazione. Polisario ha cominciato negli anni Settanta con azioni di guerriglia per l’indipendenza del territorio del popolo sahrawi, sottoposto all’autorità del Marocco dopo la fine del dominio coloniale spagnolo. Abdelaziz, per trent’anni alla guida del movimento, è morto a maggio all’età di 68 anni. È stato anche il presidente dell’autoproclamata Repubblica sahrawi, con base nel sud dell’Algeria dal 1991. L’ex ambasciatore in Algeria, Brahim Ghali, è stato eletto dai delegati durante un consesso nei campi rifugiati nel sud del paese nordafricano. Ghali è un veterano della lotta sahrawi e uno dei membri fondatori di Polisario. Assume la direzione del movimento in un momento cruciale dopo mesi di stallo su un referendum sul territorio conteso. 

– Mali: i soldati del Mali hanno aperto il fuoco su alcuni manifestanti che protestavano contro il governo nella città di Gao, nel nord del paese, uccidendo tre di loro e ferendone almeno 31. Le proteste di martedì 12 luglio 2016 erano dirette contro una nuova autorità ad interim che verrà insediata venerdì 15 luglio. Testimoni sostengono che alcuni dei manifestanti erano armati di coltelli. Un anno fa il governo del Mali aveva firmato un accordo di pace con i ribelli tuareg, mettendo fine a un lungo conflitto che aveva destabilizzato il paese e lo aveva reso una base per il jihadismo violento. Ci sono però segnali che questo accordo stia vacillando. Il governo e l’alleanza dei ribelli si accusano a vicenda di ritardarne l’applicazione e i secondi sostengono che l’accordo sponsorizzato dall’Onu non accoglie le loro richieste. Migliaia di manifestanti sono scesi in strada a Gao marciando verso la centrale di polizia e circondandola. Alcuni di loro hanno dato le fiamme a dei copertoni riempiendo l’aria di fumo acre. Altri hanno bersagliato la polizia con dei sassi. 

– Tanzania: il paese ha stabilito che il matrimonio di minori è illegale e alzato l’età minima a 18 anni per entrambi i sessi. Infatti, la corte suprema della Tanzania ha rilevato che le due sezioni della legge sul matrimonio del 1971 che consentono alle ragazze dell’età di 15 anni di sposarsi con il consenso dei genitori, e dell’età di 14 con il permesso di un tribunale, sono incostituzionali. La settimana prima, il paese africano, nel quale il tasso di matrimonio con minori è tra i più alti al mondo, aveva stabilito che sposare bambine in età da frequentare la scuola elementare e secondaria è punibile con pene detentive fino a trent’anni. Ma secondo gli attivisti per i diritti delle donne la sentenza è solo un primo passo verso l’abolizione di una pratica molto diffusa, quella di vendere le figlie femmine ancora bambine e darle in spose a uomini adulti. 

– Austria: il governo austriaco intende sequestrare la casa in cui è nato Adolf Hitler per impedire che diventi un luogo di pellegrinaggio per i neonazisti. Il ministro dell’Interno ha anche manifestato l’intenzione di demolirla. Sarà tuttavia una commissione ad hoc costituita da 12 membri a decidere del fato dell’edificio. La famiglia Hitler ha vissuto nella casa di Braunau sul fiume Inn per soli tre anni intorno alla data di nascita di Adolf, il 20 aprile 1889. La proprietà appartiene a una pensionata locale, a cui il governo austriaco paga un affitto dal 1972, costo che attualmente è di 4.800 euro al mese. L’edificio ha ospitato seminari per persone disabili, ma è vuoto dal 2011 perché la donna ha respinto le proposte di utilizzo dell’immobile e quelle di acquisto da parte dello stato. Una volta che la proposta di legge passerà in parlamento, la proprietaria non avrà alcun diritto di appellare la decisione o negoziare il risarcimento.

– Libia: le forze armate libiche di Misurata, alleate al governo sponsorizzato dalle Nazioni Unite, stanno bombardando il centro della città di Sirte mettendo sotto assedio i miliziani dell’Isis. Sirte è l’ultima roccaforte del sedicente Stato islamico in Libia e i miliziani stanno combattendo i soldati filogovernativi con il fuoco dei cecchini e colpi di mortaio. La campagna per riprendere la città è cominciata due mesi fa. Dopo una rapida avanzata lungo la costa, la battaglia per Sirte si sta svolgendo lentamente e strada per strada. Mentre le brigate di Misurata sostengono il governo di Serraj e guidano l’offensiva su Sirte, altre fazioni si oppongono e la nuova amministrazione fatica a stabilire la propria autorità.

– Iraq: tra le nove e le undici persone sono rimaste uccise e 32 ferite nell’esplosione di un’autobomba nei pressi di un mercato all’aperto in un quartiere sciita a nordest di Baghdad. Non c’è stata alcuna rivendicazione dell’attacco avvenuto a Rashdiya, ma il sedicente Stato islamico compie regolarmente attacchi nella capitale e in altre zone dell’Iraq. Baghdad è in stato di massima allerta dopo che il 3 luglio circa 300 persone sono rimaste uccise in quello che è stato il più grave attentato nel paese dalla deposizione di Saddam Hussein nel 2003.

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