Cosa è successo il 6 ottobre nel mondo
Un riassunto semplice e chiaro di quello che è successo oggi nel mondo
Nazioni Unite: dal 1 gennaio 2017 prenderà il posto di Ban Ki-moon, alla guida della più importante organizzazione internazionale. Si tratta di Antonio Guterres, ex primo ministro portoghese che il 6 ottobre è stato ufficialmente nominato nono segretario generale delle Nazioni Unite. L’accordo intorno al suo nome è stato trovato dopo mesi di trattative, in cui è sempre stato considerato il favorito per prendere il ruolo di Ban Ki-moon, il cui mandato scadrà il prossimo 31 dicembre. Guterres è riuscito a mettere insieme Russia e Stati Uniti, i cui rispettivi ambasciatori, Vitaly Churkin e Samantha Power, non sono esattamente sulla stessa lunghezza d’onda, in particolar modo su altre questioni internazionali. La sua nomina arriva dopo sei straw poll, gli scrutini informali.
– Haiti: il bilancio delle vittime provocate dal passaggio dell’uragano Matthew è salito a 102 persone. Solo ad Haiti i morti sono 98. La tempesta è ora diretta verso le Bahamas e la Florida. Molte delle vittime sono state uccise dalla caduta di alberi, dai detriti o trascinati dai fiumi in piena. Vittime anche nella vicina Repubblica Dominicana, che condivide l’isola di Hispaniola con Haiti. Matthew, con i suoi venti a 225 chilometri orari e le sue piogge torrenziali, è il più forte uragano a colpire i Caraibi dal 2007. La devastazione di Haiti ha spinto le autorità a rinviare le elezioni presidenziali in programma per il prossimo 9 ottobre.
– Pakistan: il parlamento pakistano ha approvato all’unanimità una legge contro il cosiddetto “delitto d’onore” tre mesi dopo l’omicidio della blogger Qandeel Baloch da parte del fratello Waseem perché considerata troppo “libertina”. Le due camere del parlamento, in diretta televisiva, hanno approvato una legge che di fatto annulla quella attuale, la quale consente ai membri della famiglia della vittima di perdonare il suo assassino se si tratta di un omicidio d’onore. Con la nuova legge, i parenti potranno perdonare i condannati nel caso di pena di morte, ma questi dovranno comunque scontare un ergastolo. Nella stessa sessione parlamentare è stata approvata una legge anti-stupro, che prevede una pena di 25 anni per gli autori del crimine.
– Turchia: una bomba collegata a una moto è esplosa nei pressi di una centrale della polizia a Istanbul, in Turchia, ferendo dieci persone di cui una gravemente. L’esplosione è avvenuta nel quartiere Yenibosna, a diversi chilometri dall’aeroporto Ataturk di Istanbul, il più grande del paese. Le emittenti televisive locali hanno mostrato le immagini delle ambulanze che accorrevano sul luogo, vetri rotti e diversi veicoli danneggiati. Le forze di sicurezza sono intervenute sul posto. “Dieci nostri concittadini sono stati feriti, uno dei quali gravemente, a causa di una moto collegata a una bomba che è stata fatta esplodere”, ha detto il governatore della provincia di Istanbul Vasip Sahin. Non ci sono state immediate rivendicazioni di responsabilità.
– Siria: le forze governative hanno ottenuto il controllo di circa la metà dei quartieri di Aleppo precedentemente controllati dall’opposizione, ha riferito l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Secondo quanto riferito dal gruppo di monitoraggio del conflitto siriano, nella loro avanzata le truppe di Damasco hanno ingaggiato combattimenti nel quartiere residenziale di Bustan al-Basha, nei pressi del centro cittadino, che si trova su una delle linee del fronte che divide da anni le aree sotto il controllo del governo da quelle in mano ai ribelli. Le forze del presidente Bashar al-Assad, con un uso massiccio dei bombardamenti aerei, hanno circondato la parte orientale della città nelle ultime settimane e puntano a riottenerne il controllo completo.
– Siria: l’esplosione di una bomba nel nord della Siria, vicino al confine con la Turchia, ha ucciso oltre 20 persone, tra cui la maggior parte erano miliziani appartenenti a una fazione sostenuta da Ankara, e ne ha ferito decine, giovedì 6 ottobre 2016. I miliziani ribelli colpiti, appartenenti al gruppo Failaq al-Sham, sono impegnati al fianco delle forze turche nell’operazione Euphrates Shield contro il sedicente Stato islamico, che ha rivendicato online la paternità dell’attacco di oggi. L’operazione è anche volta a contenere l’espansione territoriale dei miliziani curdi nel nordest della Siria. Non è chiaro se si sia trattato di un attentatore suicida o di un ordigno piazzato nell’area del valico di frontiera di Atmeh, a ovest di Aleppo.
– Kenya: sei persone sono rimaste uccise in un attacco nel nordest del Kenya giovedì 6 ottobre 2016. La responsabilità è stata attribuita da subito ai miliziani islamisti appartenenti al gruppo estremista somalo al-Shabaab. La regione di Mandera, al confine con la Somalia, è spesso teatro di incursioni di al-Shabaab. Il gruppo ha infatti dichiarato che proseguirà la sua campagna di attacchi nel paese finché il governo keniano non ritirerà le sue truppe dalla Somalia. I soldati keniani sono impiegati nelle forze dell’Unione africana mandate a combattere i miliziani estremisti. A dare notizia dell’attacco è stato, via Twitter, il governatore di Mandera, Ali Roba. “Non fosse stato per la rapida reazione delle nostre forze di sicurezza, le vittime sarebbero molte di più”, ha dichiarato Roba aReuters, aggiungendo che la natura e lo stile dell’attacco non lasciano dubbi circa i suoi autori.