Riace, il sindaco Lucano da Fazio: “Anche i nazisti rispettavano le leggi, ma la giustizia è altro”
Dopo le polemiche per il suo invito a Che tempo che fa, Domenico Lucano ha raccontato la sua esperienza di "accoglienza dolce, che mi ha permesso di ricostruire una comunità"
Il sindaco di Riace, Domenico Lucano, è stato ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa domenica 21 ottobre 2018 dopo la revoca degli arresti domiciliari e il divieto di dimora. “La prima notte ho dormito in auto, fuori dalla città”, racconta “Mimmo”, in un paese vicino e con una borsa di vestiti.
Fazio ha voluto rispondere alle critiche dei giorni scorsi per l’invito a Lucano. “La trasmissione ha il compito di raccontare il nostro paese e penso che sia doveroso ospitare tutti“, ha detto.
“La televisione, in particolare quella pubblica non può escludere, deve includere, poi ognuno si farà la sua opinione. Abbiamo più volte invitato i rappresentanti del governo, qualora decidessero di venire saranno i benvenuti”.
Poi è entrato il sindaco Lucano, a raccontare l’esperienza di Riace. “Nell’estate del 1998 un vascello con 250 profughi arriva sulla spiaggia di Riace, li ho accolti e strada facendo è nata l’idea che con l’arrivo di queste persone si potesse ricominciare a costruire una comunità a Riace.
“Negli ultimi due anni però c’è stato un forte condizionamento e sono calati, ma nel 2015 su 1.600 abitanti avevamo circa 700 cittadini immigrati. E non ci sono mai stati particolari problemi”.
“Avevamo tantissime case abbandonate, non avevamo bisogno di centri d’accoglienza. E così abbiamo sperimentato l’accoglienza spontanea, nessuno può rimanere indifferente quando qualcuno ti chiede di essere aiutato”
Ma cos’è il “modello Riace”, ha chiesto Fazio. “Non c’era uno schema – la risposta del sindaco – ma solo un’idea diventata una strategia che è quella di aiutare questi migranti”.
Una “accoglienza dolce” che “mi ha permesso – continua Lucano – di ricostruire una comunità e di risolvere i problemi del nostro territorio, una delle cosiddette aree interne del profondo sud italiano, e dove l’emigrazione è l’unica soluzione per il futuro”.
“Io pensavo che l’amministrazione comunale doveva occuparsi di questo aspetto, specie nella nostra terra, una terra con il sogno dell’accoglienza.”
Il conduttore ha poi chiesto se le leggi che abbiamo consentono di fare quello che ha fatto. “Per quanto prevede il ‘favoreggiamento all’immigrazione clandestina’, alcune volte significava che i pescatori dovevano vedere annegare i rifugiati senza tre nulla. È impossible rimanere indifferenti, che senso ha rispettare quelle leggi?”.
“Ho voluto far passare un messaggio: la giustizia ha un valore molto più profondo. Anche le leggi naziste erano la legalità ma è stato un dramma per l’umanità”
“Io rispetto la legge – ha precisato – e anche il matrimonio di cui mi accusano è stato regolare, tra due persone che si conoscevano, io mi sono limitato a seguire la norma”.
Riace “dimostra che ci può essere anche un’altra realtà – ha aggiunto – alla parola migrazione si associano spesso problemi e si costruisce una propaganda elettorale”.
“Sono giorni di amarezza – ha concluso – ma non ho mai pensato ‘meglio non farlo’. Quando si ha un ideale, trovi dentro una forma di entusiasmo, si superano i momenti di sconforto. E poi il fiume di solidarietà è stato una cosa straordinaria. Voglio tornare a Riace il più presto possibile”.
Adesso che il sistema Sprar è bloccato “possiamo tornare alle origini come i primi 4 anni, con i volontari. Non è possibile che debba prevalere questa società della barbarie. Il nostro sforzo è costruire una società dove non ci sono pregiudizi: incontrare un’altra persona dovrebbe essere sempre un orgoglio”.