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Renzi è pronto a fondare un suo partito unendo i moderati di Pd e Forza Italia?

Immagine di copertina
Matteo Renzi

Negli ultimi giorni è tornata a prendere corpo l'ipotesi di un nuovo soggetto politico guidato da Renzi, che sarebbe pronto a lasciare il Pd

Renzi che lascia il Pd come un Bersani o uno Speranza qualsiasi per formare un nuovo soggetto politico?

Se n’era discusso dopo la debacle dei dem alle elezioni del 4 marzo. Poi, per alcuni mesi, dell’ex premier si è parlato più per il suo documentario su Firenze che per le iniziative politiche.

Negli ultimi giorni, però, sono tornate a circolare voci che danno Renzi pronto ad abbandonare una nave che imbarca sempre più acqua per mettersi in proprio.

A spalleggiarlo sarebbero altri naufraghi, i parlamentari di Forza Italia che vedono il partito di Berlusconi sempre più prossimo all’irrilevanza, e che mal digeriscono la prospettiva di un futuro sotto il cappello di Matteo Salvini.

Sabato 1 dicembre il Fatto Quotidiano ha riportato le dichiarazioni di Paolo Romani, senatore forzista, che ha parlato di “un nuovo mercato della politica” in relazione a un suo incontro con Renzi.

Traduzione: si sarebbe sondata la possibilità di dar vita a un soggetto centrista in grado di dare un’orizzonte ai moderati, a fronte dell’implosione del Pd e dell’eclissi di Forza Italia.

“I cicli della politica sono molto veloci. Renzi nel 2014 era al 4 per cento – ha detto Romani al Fatto – È ragionevole che tra un paio d’anni le cose siano cambiate. Per cui, dobbiamo lavorare a una forza liberale come la nostra e, parallelamente, a una forza riformista”.

Renzi ha smentito l’incontro, ma sul Corriere della Sera, Maria Teresa Meli ha riportato alcuni rumors dal cerchio magico dell’ex premier. Tra i fedelissimi di Renzi ci si interroga infatti su come interpretare l’atteggiamento attendista di Renzi sulle primarie del Pd.

L’ex segretario, pur caldeggiando la candidatura di Minniti, finora non si è gettato nella mischia. Guerini, Lotti e altri renziani di ferro avrebbero interpretato questa modus operandi come un invito a non esporsi direttamente in sostegno dell’ex ministro dell’Interno. Il motivo? La volontà di lasciare presto il Pd.

I sondaggi del resto, confortano l’ex premier. Secondo una rilevazione di Emg per Agorà, un Partito di Renzi raccoglierebbe il 12 per cento dei consensi, e verrebbe votato dal 47 per cento degli elettori del Pd.

Non male come inizio, e una conferma per quanti pensano che, nonostante i rovesci degli ultimi tempi, quel 41 per cento del referendum costituzionale rappresenti un capitale politico che Renzi tiene ancora in pancia, e sul quale è possibile lavorare per ricostruire un fronte anti-sovranista.

La crisi del Pd e di Forza Italia, del resto, ha dato vita a un monopolio sovranista che, al momento, si mangia quasi due terzi dell’elettorato italiano.

Di riformista c’è poco o nulla, i partiti di centrodestra e centrosinistra hanno appaltato alle istituzioni europee l’opposizione al governo gialloverde.

La tentazione di fare come Macron in Francia, quindi, potrebbe essersi impossessata di ampi strati di ceto politico renziano.

Questo nuovo partito, qualora sorgesse, nella mente di Renzi dovrebbe allearsi con il Pd, ammesso che quest’ultimo sopravviva ancora a lungo.

C’è chi sostiene che il PdR potrebbe debuttare già alle europee, ma è più probabile che i tempi si dilateranno.

Per prima cosa c’è da vedere come finirà la corsa per le primarie del Pd: una vittoria di Minniti potrebbe lasciare ancora ampi spazi di manovra all’ex premier, mentre con Zingaretti si aprirebbe una nuova fase politica in cui Renzi potrebbe fare solo da gregario.

Un vestito che, come è noto, non gli è mai calzato a pennello.

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