La madre di Matteo Renzi rischia un altro processo
Secondo quanto riporta La Stampa, Laura Bovoli, madre dell’ex premier Matteo Renzi, rischia un altro procedimento penale, in aggiunta a quello che ha portato lei e il marito Tiziano Renzi agli arresti domiciliari.
Attualmente i genitori di Matteo Renzi sono indagati per bancarotta fraudolenta e false fatturazioni nell’ambito di una indagine sul fallimento di tre cooperative, e sono ai domiciliari da lunedì 18 febbraio.
Ma Laura Bovoli potrebbe essere rinviata a giudizio in un altro procedimento, stavolta presso il tribunale di Cuneo: le accuse sono quelle di concorso in bancarotta fraudolenta e, anche qui, false fatturazioni.
La madre dell’ex segretario PD è accusata, nello specifico, di aver contribuito a redigere le fatture false emesse dalla ditta Direkta srl di Cuneo, fallita nel 2014.
Il procedimento si trova in fase di indagini preliminari, ma il giudizio del Gup sull’eventuale rinvio a giudizio di Laura Bovoli dovrebbe arrivare molto presto.
Gli avvocati della madre di Matteo Renzi, nelle scorse settimane, avevano presentato istanza di ricusazione proprio del Gup Emanuela Dufour. La Corte di Appello di Torino ha però respinto l’istanza.
A breve, quindi, sapremo se la moglie di Tiziano Renzi sarà rinviata a giudizio.
I genitori di Matteo Renzi agli arresti domiciliari
I genitori dell’ex premier Matteo Renzi, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, sono indagati per bancarotta fraudolenta e false fatturazioni nell’ambito di una indagine sul fallimento di tre cooperative.
I genitori di Renzi sono agli arresti domiciliari dalla serata di lunedì 18 febbraio 2019.
Sono accusati di aver “provocato dolosamente il fallimento di tre cooperative dopo averne svuotato le casse ricavando così in maniera illecita svariati milioni di euro”.
Al centro dell’inchiesta, coordinata dalla Procura di Firenze e condotta dalla Guardia di Finanza, ci sono aziende collegata alla società di famiglia Eventi 6.
Oltre ai genitori di Renzi ci sono altre cinque persone indagate. Tra loro Roberto Bargilli, ex autista del camper di Renzi durante le primarie del Partito democratico del 2012.
Gli altri indagati sono gli amministratori delle cooperative che avrebbero agevolato questo sistema ritenuto illegale dai giudici.
Il post di Matteo Renzi
La notizia è stata commentata da Matteo Renzi con un post su Facebook. “Chi ha letto le carte mi garantisce di non aver mai visto un provvedimento così assurdo e sproporzionato. Mai”, scrive l’ex premier, che ha annullato una conferenza stampa prevista per il 19 febbraio in Senato.
“Arriveranno le sentenze e vedremo se questi due cittadini settantenni, incensurati, sono davvero i pericolosi criminali che meritano – oggi, casualmente proprio oggi – questo provvedimento. Arriveranno le sentenze e misureremo la credibilità delle accuse. Arriveranno le sentenze e vedremo chi è colpevole e chi no. Da rappresentante delle Istituzioni difendo lo Stato di diritto e chiedo a tutti di credere nella giustizia. Da figlio sono dispiaciuto per aver costretto la mia famiglia e le persone che mi hanno messo al mondo a vivere questa umiliazione immeritata e ingiustificata”, prosegue il post.
E ancora: “Se io non avessi fatto politica, la mia famiglia non sarebbe stata sommersa dal fango. Se io non avessi cercato di cambiare questo paese i miei oggi sarebbero tranquillamente in pensione. Dunque mi sento responsabile per il dolore dei miei genitori, dei miei fratelli, dei miei figli e dei miei nipoti”.
“Voglio che sia chiaro a tutti che io non mollo di un solo centimetro”, scrive Renzi. “La politica non è un vezzo personale ma un dovere morale. Se qualcuno pensa che si possa utilizzare la strategia giudiziaria per eliminare un avversario dalla competizione politica sappia che sta sbagliando persona. Non ho mai avuto così tanta voglia come stasera di combattere per un Paese diverso e per una giustizia giusta”.