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Di che religione sono gli stranieri in Italia

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Si parla di un'invasione di musulmani nel nostro Paese. Ma la maggior parte degli immigrati appartiene alla religione cristiana. Sei infografiche, dati alla mano

Dopo gli attacchi di Parigi rivendicati dall’Isis, si è parlato ancora una volta a sproposito di un’invasione islamica in Italia. La giornalista Mara Cinquepalmi ha realizzato sei infografiche partendo dai dati dell’indagine Appartenenza e pratica religiosa tra i cittadini stranieri, pubblicata a ottobre del 2015 dall’Istat.

Uno studio che aiuta a conoscere il fenomeno migratorio e i processi di integrazione attraverso l’analisi della componente religiosa e di genere in Italia.

Tra il 2011 e il 2012, secondo le stime campionarie dell’Istat, il 56,4 per cento dei cittadini stranieri con più di 6 anni e residenti in Italia si è dichiarato cristiano: si tratta di poco più di due milioni di persone.

CITTADINI STRANIERI PER APPARTENENZA RELIGIOSA

La comunità più numerosa è quella degli ortodossi. Poi ci sono i musulmani e infine i cattolici.

STRANIERI ORTODOSSI 

Analizzando le nazioni di provenienza, gli stranieri ortodossi sono soprattutto romeni (62,2 per cento), i buddisti in prevalenza cinesi (63,8 per cento) o dello Sri Lanka (18,8 per cento). Le altre principali confessioni si caratterizzano per una diversificata provenienza geografica dei propri fedeli. 

STRANIERI MUSULMANI  

I romeni sono il gruppo più numeroso anche tra i cattolici (11,7 per cento) e i protestanti (16,8 per cento), mentre sono terzi tra gli atei (8 per cento). Questi ultimi, infatti, per circa un quarto sono cinesi e per un quarto albanesi. Osservando i dati da un punto di vista di genere, le donne sono più spesso ortodosse (il 31 per cento rispetto al 22,2 per cento degli uomini) e cattoliche (il 28 per cento contro il 21,8 per cento).  

 

La differente composizione di genere delle principali cittadinanze di stranieri in Italia si riflette, dunque, anche nell’appartenenza religiosa, con una prevalenza di musulmani tra gli uomini (33,1 per cento contro 20,4 per cento delle donne).

Secondo l’Istat, le donne attribuiscono anche maggiore importanza alla religione rispetto agli uomini e per questo si dedicano alla preghiera con maggior frequenza: il 41 per cento circa delle donne prega più di una volta a settimana, gli uomini il 34,4 per cento. Quelli che non pregano mai sono soprattutto gli uomini (il 24,1 per cento contro il 16,8 per cento delle donne).

Gli stranieri cattolici (84,1 per cento) sono quelli che più di altri praticano la propria fede nei luoghi di culto. Seguono gli stranieri protestanti (72,2 per cento), gli ortodossi (70,8 per cento) e quelli di fede musulmana (59,4 per cento).

Fausto Amelii, responsabile del Centro interculturale Zonarelli di Bologna, spiega che nel mondo musulmano stiamo assistendo a un cambiamento importante “perché nei luoghi di culto ora si parla italiano, grazie alla seconda generazione. Questo è merito dell’integrazione, perché più va avanti questo processo, più si parla italiano. Per la seconda generazione la loro lingua è l’italiano. Certo per la prima generazione appartenere a una religione è molto importante, mentre per i figli cambia l’approccio al credo”.

RESTRIZIONI ALIMENTARI

A fronte del 34,8 per cento di stranieri che rispetta le limitazioni alimentari previste dalla propria religione, gli uomini si mostrano più osservanti delle donne (37 per cento contro 32,9 per cento). I musulmani sono i più attenti (67,7 per cento con atteggiamenti simili tra uomini e donne).

Tra i fedeli appartenenti alle altre confessioni religiose, invece, si registrano quote di gran lunga inferiori: tra cattolici e ortodossi si scende al 21 per cento circa, con una maggiore osservanza da parte delle donne; tra i protestanti la quota è pari al 16,2 per cento e tra i buddisti, infine, raggiunge appena il 9,5 per cento.

RESTRIZIONI ALIMENTARI PER GENERE

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