Regeni-Egitto, dieci domande per il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi
Una lista di dieci interrogativi che rivolgiamo al ministro degli Esteri sulla morte di Giulio Regeni, sui responsabili dell’omicidio, sulle promesse non mantenute dal presidente al-Sisi e sui rapporti tra Italia ed Egitto
Dopo due anni e mezzo dall’uccisione di Giulio Regeni, l’Italia torna a inviare i vertici della sua diplomazia in Egitto. Domenica 5 agosto, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha incontrato al Cairo il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry .
Al centro degli incontro, oltre alle diverse incognite politiche sulla stabilità della regione e gli scambi commerciali tra i due Paesi, anche le indagini sull’uccisione di Giulio Regeni.
Sulla morte del giovane ricercatore friulano, sui responsabili dell’omicidio, sulle promesse non mantenute dal presidente al-Sisi e sui rapporti tra Italia ed Egitto pesano ancora molte, troppe ombre. Ecco alcuni interrogativi che rivolgiamo al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi:
- Cosa pensa della serie di tentativi di depistaggi che hanno portato a evidenziare un coinvolgimento delle forze di sicurezza egiziane — leali o ostili ad Al-Sisi — nell’omicidio di Giulio Regeni?
- Giulio Regeni prima di morire fu torturato per giorni, un corpo martoriato fu consegnato ai genitori che lo riconobbero solo “dalla punta del naso”. Quale tipo di messaggio si voleva inviare?
- L’eliminazione di Regeni vuole suonare — come qualcuno ha ipotizzato — come un avvertimento ai paesi stranieri che anche i loro cittadini non devono esplorare “troppo a fondo” ciò che accade nell’Egitto di al-Sisi?
- Non teme che all’Italia verrà consegnata soltanto una verità di comodo sull’omicidio Regeni?
- La vicenda dell’ex ministro egiziano fermato recentemente nei pressi di Catania, e poi rilasciato dalle autorità italiane, è apparsa – secondo alcuni – come il tentativo di volersi aggraziare il governo egiziano che chiedeva l’estradizione di Mohamed Mahsoub al fine di poterlo “utilizzare” quale moneta di scambio per una presunta verità sulla morte di Giulio. È un’ipotesi attendibile?
- Cosa potrebbe accadere a Mohamed Mahsoub se dovesse rientrare in Francia?
- Come mai, se sull’ex ministro egiziano pendeva un’allerta rossa dell’Interpol dal 2016, il fermo è avvenuto proprio ora in Italia?
- Quanto pesano oggi le relazioni economiche tra i due paesi? Quale ruolo gioca oggi nei rapporti tra Italia ed Egitto il gigantesco giacimento di gas naturale Zohr, dove l’azienda italiana Eni svolge un ruolo fondamentale?
- Il numero delle condanne a morte emesse dai tribunali egiziani è aumentato in modo significativo nel 2017. Si parla di almeno 186 casi. Solo recentemente sono state emesse 75 condanne a morte su processi che potremmo definire “sommari”. Stesso approccio viene applicato per le sentenze di incarcerazione dei dissidenti, manifestanti e oppositori politici. Per questi ultimi viene spesso applicata la strategia delle sparizioni forzate, centinaia dall’inizio del 2017. Qual è la posizione ufficiale del governo italiano?
- Amal Fathy, Ibrahim Metwally, Wael Abbas sono solo alcuni, tra attivisti e giornalisti, imprigionati ingiustamente per i quali molti tra attivisti e semplici cittadini italiani si sono mossi per chiederne la scarcerazione. Cosa farà ora l’Italia?