Cinque ragioni per cui il referendum sulle trivelle è fallito
Il referendum del 17 aprile non ha raggiunto il quorum: solo il 31,2 per cento degli aventi diritto è andato alle urne. Perché?
Al termine di un referendum fallito, il primo imputato che viene messo alla sbarra dal comitato perdente è l’elettorato italiano. Considerato incapace di prendere una decisione ed informarsi. Lo stesso elettorato che nel 2011 si recava in massa (oltre il 54%, superando la soglia del quorum) a votare per il referendum sull’acqua pubblica.
È conveniente affermare che quando si vince l’elettorato ha capito, e quando si perde l’elettorato non è in grado di capire?
Sono diverse le ragioni che hanno portato al fallimento del recentissimo referendum sulle trivelle. Tra queste ne emergono cinque:
1) Un referendum sulle trivelle che in realtà non parla di trivelle. Il comitato promotore del SÌ ha convinto una buona parte di elettorato che in questo referendum si parlava di trivelle. Una tesi che veniva smentita dopo una breve verifica su Google, non di trivellazioni sul fondo del mare si parlava ma di concessioni per continuare ad estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia dalla costa. Una campagna di comunicazione eccessivamente semplificata che ha insospettito e allontanato l’elettorato dalle urne.
2) Il web non basta. Il referendum del 2011 si caratterizzò per le numerose manifestazioni territoriali spontanee. Banchetti, flash-mob ed iniziative. Questo referendum invece sembra essersi combattuto sulla rete a colpi di ‘mi piace’. Ma i post su Facebook, i tweet ed i video virali da oltre 4 milioni di visualizzazioni (vedi il video di Alessandro Di Battista del Movimento 5 Stelle) non bastano. Un’incessante campagna di sensibilizzazione digitale è inutile se non si affianca ad una campagna territoriale reale.
3) Un referendum abrogativo trasformato in un referendum su Renzi. Numerose le forze politiche in campo a sostegno del sì, dall’estrema destra all’estrema sinistra. Uno schieramento imponente che anche in questo caso ha insospettito l’elettorato. Si votava davvero per tutelare il nostro mare e le nostre coste, o si votava per inoltrare un avviso di sfratto a Palazzo Chigi?
4) Un NO più chiaro del SÌ. Anche gli elettori più informati hanno avuto difficoltà a farsi un’opinione completa e a non confondersi nonostante i continui solleciti dai social e dalle newsletter sulle proprie email. Tantissimo materiale a sostegno del sì, in molti casi eccessivamente semplificato, poco materiale a sostegno del no che spesso però è risultato più chiaro ed esaustivo
5) Un giorno solo, in un giorno diverso dalle amministrative. Non accorpare il referendum alle elezioni amministrative del 5 Giugno ha senza dubbio ostacolato il raggiungimento del quorum e, altro dato significativo, votare un solo giorno ha influito sulla scarsa partecipazione al voto.
Cinque ragioni che provano a spiegare quanto accaduto, ma che possono aiutare a evitare che ciò riaccada.