Reddito di cittadinanza 2019, ok dei Caf: domande al via dal 6 marzo, primi soldi da maggio
REDDITO DI CITTADINANZA CAF – A partire dal 6 marzo i potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza possono inviare la loro domanda direttamente online tramite il sito ufficiale dedicato al nuovo beneficio economico – se in possesso delle credenziali Spid (qui come si ottengono) – oppure recandosi in un ufficio delle Poste o in un Caf.
I primi esiti delle domande arrivano il 26 aprile, mentre il “decretone” relativo a RdC e Quota 100 è alla Camera in attesa della seconda lettura parlamentare e della conversione in legge.
I Centri di assistenza fiscale – meglio noti appunto come Caf – sono i soggetti che si frappongono tra il richiedente e l’Inps, l’istituto che eroga, a seguito della verifica di tutti i requisiti necessari, il reddito o la pensione di cittadinanza. Questi hanno infatti raggiunto un’intesa con l’istituto – i cui dettagli sono stati esposti durante una conferenza stampa – e con l’esecutivo giallo-verde, il quale in sostanza li abilita a trattare le pratiche relative al beneficio.
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Reddito di cittadinanza Caf | L’intesa con l’Inps
La Consulta dei Caf – che ha, come già anticipato, formalmente approvato in assemblea l’intesa raggiunta venerdì 1 marzo con l’Inps – ha infatti chiarito che chi presenterà la domanda per il reddito di cittadinanza tra il 6 e il 31 marzo avrà una risposta dall’Inps tra il 26 e il 30 aprile.
Tali esiti saranno comunicati ai richiedenti il beneficio economico via sms o via e-mail da parte dell’istituto: se la domanda ha esito positivo l’ufficio postale provvederà a inviare un altro messaggio con le indicazioni per il ritiro della RdC card, la carta sulla quale verranno caricati i soldi del sussidio a partire dai primi di maggio.
Ma quanto costa questo accordo tra Inps e Caf? Il valore totale è di 117 milioni; di questi, 82 vengono dal bilancio Inps, 35 dal decreto legge (20 milioni per la spesa per i moduli Isee e 15 per la compilazione). Con l’accordo i Caf si impegnano a svolgere attività per 1 milione e 300 mila domande e, nel caso in cui le risorse per il RdC non dovessero bastare, allora tale accordo si interromperà e i Caf non invieranno più le domande all’istituto.
Ad ogni modo anche la Consulta dei Caf ha rivolto delle critiche ad alcune regole riguardanti il nuovo sussidio, soprattutto a seguito dei cambiamenti introdotti dopo il voto sugli emendamenti del 26 febbraio; in particolare, questa ha voluto sottolineare la facoltà di non accettare un’offerta di lavoro se questa è inferiore a 858 euro mensili.
“Tale livello di offerta corrisponde ad una retribuzione lorda di poco meno di 13 mila euro l’anno e, oltre a non tenere conto dei salari percepiti da lavoratrici e lavoratori impegnati in alcuni settori o delle retribuzioni di molti lavoratori part-time rappresenta una ulteriore differenziazione della congruità rispetto alle regole del sistema di condizionalità vigente per gli altri percettori di trattamenti di sostegno al reddito, come ad esempio la Naspi”.
“Abbiamo ritenuto inaccettabile il vincolo di residenza a 10 anni, per il suo profilo discriminatorio nei confronti dei cittadini stranieri, ancor meno possiamo condividere l’emendamento approvato in Senato che, in deroga alle disposizioni vigenti, condiziona l’accoglimento della richiesta di beneficio, per i cittadini provenienti da Paesi extra Ue, alla presentazione di apposita certificazione prodotta dallo Stato estero, tradotta e legalizzata, comprovante i requisiti reddituali e patrimoniali oltre che la composizione del nucleo familiare”, ha poi dichiarato la Consulta in merito alle nuove disposizioni riguardanti i cittadini stranieri.