I rapper italiani sfregiano sempre più spesso Salvini nelle loro canzoni
Il rap è la musica di protesta per eccellenza. Nell'era Salvini, i rapper italiani spendono versi e freestyle per mostrare la loro insofferenza nei confronti delle politiche del vicepremier
I rapper italiani si schierano contro Salvini. Non è una novità che il rap si occupi di politica, ma quello a cui stiamo assistendo nell’ultimo periodo è un evidente crescendo di versi contro il ministro dell’Interno, la cui politica al mondo della musica pare non piacere affatto.
Agi passa in rassegna tutta una serie di testi ed esternazioni di rapper italiani che hanno risposto alle provocazioni del vicepremier. L’ultimo a far infastidire Salvini è stato Gemitaiz. Al secolo Davide De Luca, il rapper si è scagliato contro il vicepremier nei giorni caldi della vicenda dell’Aquarius. In quell’occasione, su Instagram il musicista aveva augurato la morte a ministro dell’Interno.
Di tutta risposta, Salvini ha scelto di sminuire Gemitaiz con un “ma chi c**** è?” durante uno dei suoi comizi. E invece Matteo lo sa bene chi è Davide De Luca. Non è il primo scontro tra i due, questo. Già in passato il rapper aveva speso parole dure per il ministro e la sua politica.
La storia del rap ha dimostrato negli anni di prestarsi bene, meglio di tanti altri generi, alla critica feroce di politiche sociali ingiuste. Oggi hip hop e rap tornano ad avere un seguito importante – anche in Italia – e potrebbero rivestire un ruolo importante nell’azione politica.
Mentre dall’altra parte del mondo il rapper bianco più famoso di sempre, Eminem, saliva sul palco del Bet Award e con uno straordinario freestyle condannava con durezza la linea del presidente Donald Trump, in Italia il mondo del rap si divide tra chi scende in campo e si schiera e chi sceglie di starne fuori.
Come Sferaebbasta – trap, non propriamente rap – che nei suoi versi ammette candidamente di disinteressarsi alla politica: “Io di politica non so un c**** Tanto, capirci o non capirci, mi sembra solo che alla fine la prendano tutti nel c***.” E ancora: “Serve davvero che mi interessi di politica? Che ti dica che i politici ci rubano i soldi?”.
Non tutti la pensano come lui e sono in tanti nel mondo del rap ad alzare la testa e a dire da che parte stanno. A dare man forte al collega Gemitaiz è Nitro, che, in un post pubblcato sul suo profilo Instagram, scrive: “Non sto capendo una cosa, perché un cantante non può avere un pensiero politico? Avete sempre tutti la bocca piena, su ogni argomento”.
E ancora: “Riempite i social dei politici con le vostre opinioni inutili, vi indignate in continuazione, poi se un cantante dice la sua gli dite di pensare a fare musica e non politica. Ma la politica è parte della vita. Siamo musicisti che fanno la musica di protesta per eccellenza (il rap) non menestrelli che fanno da sottofondo sterile alla vostra vita”.
E non si sente un menestrello nemmeno Ghali. Italotunisimo, ha segnato il 2018 con la sua Cara Italia, in cui si riconosce con chiarezza la sua posizione tutt’altro che salviniana. “C’è chi ha la mente chiusa ed è rimasto indietro, come al Medioevo – canta – Il giornale ne abusa, parla dello straniero come fosse un alieno, senza passaporto, in cerca di dinero”.
Ma il cantante trap era entrato nella lista nera del vicepremier già da un paio d’anni, da quando cioè aveva fatto un freestyle in cui dava dell’ignorante a Salvini.
Su Repubblica.it, Murubutu – rapper ancora poco conosciuto al pubblico mainstream – lascia stare versi e frestyle e spiega a Salvini Hannah Arendt. Lui – 43 anni, all’anagrafe Alessio Mariani – che di mestiere fa il professore di storia e filosofia in un liceo di Reggio Emilia.
“Quello da cui dobbiamo fuggire è un’interpretazione calcistica della realtà, cioè buoni contro cattivi”, dice e si schiera apertamente: “Le idee ridicole possono diventare mostruose e totalizzanti, diceva la Arendt”, chiosava il rapper.
Impossibile non citare tra i rapper “impegnati” Caparezza. Indimenticabile l’esibizione al concertone del primo maggio del 2006, quando il cantante pugliese saliva sul palco di San Giovanni e si cimentava in un monologo proprio contro Salvini.
“Dice di avere il rosario in tasca. E per questo pensa di poter fare quel che vuole. È arrivato a criticare il cardinal Ravasi che aveva parafrasato il Vangelo ‘Ero straniero e non mi avete accolto’. In pratica Salvini ha dissato Gesù Cristo”, diceva.
Cinque anni dopo, nel 2011, Caparezza tornava su quel palco con un mantello nero e con la sua Non siete stato voi dipingeva la deriva della politica, quasi predicendo tutto quello che sarebbe venuto dopo: “Non siete Stato voi maledetti forcaioli impreparati, sempre in cerca di un nemico per la lotta, non siete Stato voi che brucereste come streghe, gli immigrati salvo venerare quello nella grotta, non siete Stato voi col busto del duce sugli scrittoi e la costituzione sotto i piedi”.
Anche i 99posse, gruppo napoletano che ha segnato la musica hip hop degli anni Novanta, hanno speso parole dure nei confronti di Salvini, per poi vedersi citare dallo stesso leader leghista all’indomani delle elezioni politiche. In quell’occasione, l’attuale ministro dell’Interno pubblicava una foto e brindava alla faccia di chi l’ha sempre criticato.
“La caratura morale di Matteo Salvini – rispondevano i rapper partenopei – sta tutta in questo post. Non riuscendo a sostenere un confronto da adulto con giornalisti, artisti, scrittori e musicisti […] si comporta come un adolescente”.
E ancora: “Siamo di nuovo pronti, per dirla tutta, ad andargliele a suonare direttamente a casa sua, come già abbiamo fatto l’anno scorso con il 1° grande raduno antirazzista di Pontida, visto che a Napoli ha detto che non ci tornerà più”.
Da Napoli a Roma, dove è Piotta a farsi sentire. Alla stampa il rapper afferma: “Salvini è un pericolo. O non si rende conto di quel che fa, e non lo escluderei, o probabilmente usa rabbia e dolore per alimentare odio e paura. Se non è pericoloso questo da parte di un politico! Dio potrà perdonarlo, io da essere umano lo considero un pericolo pubblico”.
L’ex Articolo31, J-Ax insieme a Fedez, in Vorrei ma non posto, canta: “Salvini sul suo blog ha scritto un post/dice che se il mattino ha l’oro in bocca si tratta di un Rom” (con tanto di dito medio nel video).
Più recentemente il torinese Willie Peyote – oltre alla più celebre Non sono razzista ma – in un monologo che precede C’hai ragione tu, dice: “Non si giudicano le persone per un colore della pelle, non devo passà una settimana con Salvini per capirlo, è ovvio. Quindi chi lo fa non è evoluto, è un ritardato anche se c’ha l’Iphone e parla sette lingue, eccetera. Progresso ma non evoluzione. Sai come si chiama? Estinzione”.