Quello che Raggi non dice sullo stadio della Roma
Fabio Sabatini spiega chi vince e chi perde con il nuovo accordo sullo stadio della Roma
“Il nuovo accordo sullo stadio è vantaggioso per la Roma e dannoso per Roma. Ma il progetto può ancora saltare”. Fabio Sabatini, professore di politica economica alla Sapienza di Roma, traccia un bilancio provvisorio sull’accordo raggiunto per il nuovo stadio della Roma, aggiornato con le ultime informazioni disponibili.
Secondo l’ex sindaco Ignazio Marino: “La Raggi ha approvato il progetto iniziale dei costruttori che la Giunta Marino aveva bocciato perché non di interesse pubblico”.
Purtroppo mancano fonti ufficiali sui contenuti del nuovo accordo. In barba alle più elementari regole della trasparenza, le uniche informazioni trasmesse finora da Virginia Raggi consistono in un post telegrafico sul blog privato di Beppe Grillo e in un altro, quasi identico, su Facebook.
Tuttavia i quotidiani e i blog antidegrado della capitale hanno diffuso molte informazioni – in parte dedotte dal post della sindaca, in parte acquisite mediante indiscrezioni – che possono essere utili per confrontare il vecchio e il nuovo progetto e capire chi guadagna e chi perde dai cambiamenti imposti dalla giunta grillina.
A) Viabilità e trasporti pubblici
Praticamente tutte le fonti concordano sul fatto che, rispetto al progetto approvato dalla Giunta Marino, il nuovo accordo, comporti:
1) La cancellazione:
– Del prolungamento della metro B.
– Dello svincolo della Roma-Fiumicino e della bretella di accesso ai parcheggi dello stadio con raccordo stradale alla Via del Mare.
– Del ponte ciclo-pedonale sul Tevere per collegare stadio e parco fluviale con la stazione FL1 di Magliana.
– Della riqualificazione della Stazione FL1 Magliana.
– Di una parte dei treni messi a disposizione per la Roma-Lido. Ora saranno 2 invece di 15.
I costi dell’ampliamento del servizio, stimati in 1,5 milioni soltanto per i giorni delle partite, peseranno su su ATAC.
Come scrive Umberto Cao, già Professore Ordinario di Composizione Architettonica e Urbana all’Università di Camerino: “50.000 persone si troveranno ad accedere allo stadio con mezzo privato solo dalla Via del Mare e con mezzo pubblico solo dalla Roma-Lido. La Via del Mare confluisce a San Paolo con grave rischio d’ingorghi; la Roma Lido è già oggi sollecitata da un peso enorme di passeggeri”. La necessità delle opere cancellate diventerà presto evidente. A quel punto, il Comune dovrà finanziarle a spese della collettività.
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2) Il rinvio:
– Dell’allargamento e adeguamento della Via del Mare, che doveva essere unificata con la parallela via Ostiense.
– Del doppio accesso ai parcheggi dello stadio e all’area degli uffici.
– Della riqualificazione della Stazione Tor di Valle sulla Roma-Lido.
Nel progetto originario, tali opere dovevano essere fornite dal proponente prima dello stadio, pena l’impossibilità di utilizzare l’impianto. Adesso potranno essere fornite in un secondo momento, dopo la realizzazione e l’uso dello stadio, non è chiaro con quali garanzie.
Va sottolineato che le opere non erano solo funzionali allo stadio. Servivano a un intero quadrante della città e sarebbero state utilizzate 7 giorni su 7, non solo in corrispondenza delle partite della Roma.
B) Messa in sicurezza idrogeologica della zona di Decima
La sindaca si è vantata su Facebook di averla introdotta nel progetto. Falso: era già prevista dal progetto approvato dalla giunta Marino.
C) Uso di materiali innovativi e classe di risparmio energetico
Anche di questo la sindaca si è vantata su Facebook. Come spiega Cao era tutto già previsto dal progetto. I proponenti non dovranno fare altro che qualche ritocco cosmetico per assecondare la propaganda della sindaca: fuffa da dare in pasto agli ingenui.
D) Eliminazione di un precedente pericoloso
Come ha scritto Massimiliano Tonelli (Roma fa schifo), quello dello stadio adesso sembra un tipico sviluppo immobiliare “alla romana”. Cioè la solita “speculazione edilizia”. Nella versione approvata dalla giunta Marino, invece, il progetto stabiliva un precedente per certi versi storico: che non si possono fare grandi sviluppi immobiliari senza dare alla città molte opere in cambio – specie in termini di trasporti e verde pubblico.
E) A proposito, e il parco fluviale?
Non è chiaro. La sindaca, su Facebook, non l’ha menzionato. Strano, poiché avrebbe potuto attribuirsene il merito per vantarsi col suo elettorato, tendenzialmente attento al tema del verde pubblico. Marino, intervistato da La7, ha affermato che il parco non si farà più. Probabilmente la previsione dell’ex sindaco è troppo catastrofista. Per ora rimarremo nel dubbio, vista la mancanza di trasparenza dell’amministrazione grillina.
Va ricordato che il progetto approvato dall’amministrazione precedente prevedeva un parco di 63 ettari (come villa Borghese) dotato di videosorveglianza, la piantagione di 9mila alberi e 11 km di piste ciclabili.
F) Sostenibilità finanziaria
Questo è l’aspetto meno dibattuto di entrambe le versioni del progetto, soprattutto per mancanza di informazioni. Di certo adesso l’investimento si ridimensiona notevolmente, e con esso i rischi. I proponenti sono contenti, perché di fatto, se tutto andrà come la sindaca Raggi spera, sarà approvato il progetto originario che la giunta Marino aveva bocciato in quanto poco vantaggioso per la città. Anche la Roma, in tal caso, potrebbe dirsi soddisfatta: la società avrebbe il suo stadio e spenderebbe meno per averlo. La squadra rimarrebbe competitiva per la gioia dei tifosi-elettori. Se la viabilità poi si rivelasse insostenibile, sarebbe il Comune a dover porre rimedio, a spese di tutti (tifosi della Lazio compresi).
G) Perché usare il condizionale?
Perché, come ha ribadito Marino, il progetto ridimensionato voluto dalla sindaca Raggi non è di pubblica utilità. Non è ancora sicuro che lo stadio si farà.
Come ha detto Michele Civita, assessore alle Politiche del territorio e alla Mobilità della Regione Lazio: “L’attuale conferenza dei servizi è incardinata, come prevede la legge, sulla delibera approvata dal consiglio comunale che ha riconosciuto il pubblico interesse al progetto presentato nel 2014. Quindi, se il progetto cambia, bisognerà richiedere una nuova valutazione tecnica e un nuovo pronunciamento da parte del Consiglio comunale di Roma sul pubblico interesse”.
La nuova delibera dovrà passare per il voto consiliare, dove la sindaca dovrà affrontare i dissidenti e l’opposizione. Poi, eventualmente, dovrà essere valutata dalla Conferenza dei Servizi.
Sarà divertente vedere in che modo i grillini, che negavano l’interesse pubblico del progetto approvato dalla giunta Marino, giustificheranno il voto d’interesse pubblico su un’opera che, adesso, sembra mera speculazione edilizia.
H) Eliminazione delle torri di Libeskind
È il simbolo del ridimensionamento voluto dalla sindaca, in nome di un non meglio specificato criterio estetico per cui gli edifici alti deturpano il paesaggio e quelli bassi no. Gli edifici alti però consentono di risparmiare suolo, che può essere così dedicato a verde pubblico. Le torri di Libeskind sarebbero state tra i pochissimi edifici moderni della città e avrebbero potuto costituire un’attrazione, oltre a ospitare uffici e quant’altro.
Vale la pena ricordare che lo studio Libeskind ha progettato, tra le altre cose, il World Trade Center master plan a New York, il Museo ebraico di Berlino e la London Metropolitan University. Secondo indiscrezioni riferite da Artribune (di nuovo Tonelli), tuttavia, è possibile che lo studio sia coinvolto anche nella nuova versione del progetto. Non è detto che “al posto delle torri ci saranno 18 edifici di 7 piani”, come affermato oggi da Marino. Speriamo.
Il commento di Fabio Sabatini è apparso per la prima volta qui.
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