La protesta dei pastori arriva anche in Sicilia: “Lavoriamo come i dannati per chi? Basta sottostare agli industriali”
In Sardegna i pastori hanno gettato per strada litri di latte ovino per protestare contro il prezzo del latte, sceso sotto i 60 centesimi al litro. Dopo giorni di mobilitazione, e dopo essere arrivati fino a Montecitorio, sono riusciti a ottenere un accordo. Secondo l’approvazione di una bozza d’intesa sul costo delle materie prime, si prevede un aumento immediato del prezzo al litro a 80 centesimi che, grazie alle nuove garanzie stabilite, arriveranno a un euro.
L’eco della protesta sembra avere raggiunto anche i pascoli della Sicilia. Come riportato dai quotidiani locali, anche gli allevatori siculi si sono mobilitati contro il prezzo del latte.
Nel trapanese, lo scorso 15 febbraio, centinaia di pastori, provenienti anche dalle province di Palermo e Agrigento, si sono radunati presso la strada statale 624 Palermo-Sciacca e hanno rovesciato a terra almeno 3mila litri di latte. Anche in provincia di Enna è stata messa in scena una protesta e una ventina di pastori hanno bloccato la galleria di ingresso a Regabulto, aderendo alla manifestazioni dei colleghi in Sardegna. Anche in Sicilia, gli allevatori chiedono che siano rivisti i costi del latte.
Una lettera di protesta è stata scritta da Emmanuel Scolaro, 23enne di Santo Stefano Quisquina, uno dei più giovani allevatori della regione. In un post pubblicato su Facebook, il giovane ha fatto riferimento alle difficili condizioni di lavoro cui sono sottoposti gli allevatori, richiamando i colleghi a un’azione collettiva contro lo sfruttamento della grande distribuzione.
“Mi presento sono Emanuel Scolaro e ho 23 anni, sono originario di Santo Stefano Quisquina. Da qualche anno posso definirmi uno degli ultimi allevatori più giovani in circolazione e sono fiero di essere un pastore. Il custode di un gregge di ovini o caprini”, ha scritto in un post che ha ottenuto centinaia di like.
“Li abbiamo sentiti i nostri amici sardi? Facciamoci sentire noi. Basta sottostare agli industriali. La roba è nostra. Il prodotto che la natura ci offre, sotto i nostri sacrifici, è nostro. Creiamola questa alleanza da siculi. L’unione fa la forza. Quando vendiamo qualcosa noi, dobbiamo trovare l’acquirente e poi ci tocca anche svendere il prodotto. Il latte? Non ne parliamo. Il prezzo è quello, se ti va così, se no te lo tieni”.
“È vero ho 23 anni, abito con mamma e papà e non ho nessuna famiglia a carico. Come potremmo mai farci una famiglia? Cosa ci riserva il futuro?”, continua Emmanuel.
“Seguiamo la passione. Io ci credo e voglio farlo fino in fondo, ma la triste verità è un’altra. Lavoriamo come i dannati per chi? Per che cosa? Povere bestie colpa non ne hanno. I veri animali stanno sopra di noi è questa la verità. E noi siamo schiavi non padroni dei nostri frutti. Questa è l’Italia?”, conclude il 23enne.