La protesta dei pastori sardi
Gli allevatori sardi protestano ormai da 15 giorni, contro il prezzo del latte sceso sotto i 60 centesimi al litro.
L’ultimo accordo, come ha detto Salvini, prevede un primo prezzo di 72 centesimi al litro, per poi arrivare, entro fine anno, a 1,20 centesimi al litro.
“È un passo indietro, la gente, però, non torna indietro e noi lo sentiamo. Non c’è trattativa se non c’è un sistema immediato che porti ad una soluzione strutturale, con un minimo garantito per i costi di produzione”, ha spiegato il leader storico del Movimento Pastori sardi, Felice Floris.
La Confederazione italiana agricoltori in una nota ha sostenuto le rivendicazioni dei pastori. “Le richieste partivano dalla copertura del costo di produzione pari a 74 centesimi + Iva al litro per arrivare al prezzo di 1 euro + Iva, come promesso dal Ministro Salvini. La proposta di un accordo a 72 centesimi, Iva compresa, è invece molto lontana da queste premesse”, si legge nel documento.
Intanto da Bruxelles potrebbero arrivare aiuti a settore. Silvio Berlusconi e il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani avrebbero ottenuto “garanzie” dal Commissario all’Agricoltura, Phil Hogan, “per l’assegnazione di 191 milioni di fondi da utilizzare per il sostegno e la promozione della filiera dei prodotti sardi”.
Il Movimento dei pastori sardi nelle sue richieste al Governo, aveva esplicitamente inserito il pagamento di 1 euro più IVA per ogni litro di latte.
> In anteprima su TPI le richieste del Movimento dei pastori sardi al Governo
Secondo quanto si era appreso nel corso della giornata da fonti che hanno preso parte all’incontro al Viminale, il Governo avrebbe offerto ai pastori il ritiro di 67mila quintali di forme di pecorino in eccedenza che potrebbero essere date a mense per i poveri e ospedali.
Il Viminale avrebbe quindi messo a disposizione 14 milioni, il Mipaaft 10 milioni, la Regione Sardegna altri 10 milioni e altri 10 dovrebbero arrivare dal Banco di Sardegna, per un totale di 44 milioni.