Abusi sessuali in sagrestia a 14 anni: “Ma per la giustizia ero consenziente”
Il sacerdote, don Marino Genova, è stato condannato a sei anni, ma
Giada Vitale oggi ha 23 anni ma un’infanzia segnata da un evento drammatico: quello degli abusi sessuali che per tre anni ha subito dal parroco della chiesa di Portocannone, cittadina in provincia di Campobasso.
Don Marino Genova è stato dichiarato colpevole degli abusi, ma solo per i mesi che hanno preceduto il compimento dei 14 anni di Giada. Dopo, sarebbe diventata consenziente e per i due anni anni di violenze è stata chiesta l’archiviazione.
I giudici della Corte d’appello di Campobasso devono decidere se confermare la sentenza di primo grado. Il parroco è stato condannato a sei anni di reclusione, all’interdizione dai pubblici uffici e al pagamento di una provvisionale di 15mila euro a Giada.
La giovane, intervistata da Fanpage, racconta la sua storia, iniziata in un giorno d’aprile del 2009. Giada in quel momento ha 13 anni e dieci mesi. Dato importante questo, perché, come spiega lei stessa, “il fascicolo per cui si è proceduto riguarda solo due mesi, da aprile al 20 giugno, quando ho compiuto 14 anni”.
“Quel pomeriggio stavo tornando a casa dalle ripetizioni e passai davanti all’ingresso della chiesa Santi Pietro e Paolo, a Portocannone. Vidi don Marino sulla soglia intento a chiudere i battenti della porta, mi vide anche lui e mi fece cenno di entrare”. È così che è iniziato l’incubo di Giada.
La 13enne frequentava quella chiesa assiduamente: amava la musica e per esercitarsi andava a suonare l’organo, quindi non c’era nulla di strano nell’entrare in sagrestia con il parroco.
Quello che accadde dopo, però, non aveva nulla di normale: “Prese la mia mano intrecciandola con la sua e mi guidò in sagrestia, dove iniziò ad abbracciarmi forte e a spogliarmi. Restai impietrita e lo lasciai fare finché non ebbe finito. Poi mi diede la benedizione e mi lasciò andare”.
A Giada tutto quello sembrò fuori dalla realtà. Quella sera tornò a casa sconvolta e pianse fino a notte fonda. Non fu quello l’unico episodio: “Don Marino ha cominciato a fare quelle cose due o tre volte alla settimana arrivando fino ai rapporti completi. Era dolce, mi diceva: ‘Ti voglio bene stellina’”. E poi l’inquietante dettaglio: “Quando aveva finito mi rivestiva e mi dava sempre la benedizione”, continua a raccontare la ragazza.
La vita della giovane veniva deturpata irrimediabilmente. “Avevo sempre mal di stomaco, crisi di pianto e difficoltà di concentrazione a scuola, tanto che più in là ho dovuto lasciare. Volevo che smettesse e per un po’ ho finto di stare con un ragazzo perché lui mi lasciasse stare. La situazione, però, non ha retto a lungo e ha ricominciato a fare quelle cose”, racconta Giada.
La ragazza, stanca e spaventata da quello che stava succedendo, aveva chiesto aiuto alla madre, che, però, in un primo momento non le aveva creduto. Era stata una corista, in chiesa, a rendersi conto che qualcosa non andava: “Quando ho trovato la forza di parlare con lei, pian piano le ho raccontato tutto quello che avevo patito, ci sono voluti giorni. Alla fine lei mi ha convinto a denunciare don Marino al vescovo della diocesi”.
Il parroco è stato allontanato da Portocannone, ma la vita di Giada ha continuato a soffrire le conseguenze di quegli abusi. A 17 anni la ragazza ha trovato il coraggio di denunciare don Marino, ma la giustizia tarda ad arrivare: “Il pubblico ministero ha diviso il fascicolo in due parti: una riguardante gli abusi subiti quando avevo 13 anni, l’altra, quelli avvenuti dai 14 ai 16 e per questo secondo fascicolo ha chiesto l’archiviazione”.
Dai 14 anni in su, Giada è stata considerata “consenziente”: “Secondo il pubblico ministero, io e don Marino eravamo da considerare ‘una coppia’. La cosa più grave, tuttavia, è che il fascicolo per cui si è proceduto riguarda solo due mesi, da aprile al 20 giugno, quando ho compiuto 14 anni”, spiega la ragazza.
“Atti sessuali compiuti in più occasioni da quando la stessa aveva 13 anni e 10 mesi fino a quando la stessa compiva 14 anni, il 20 giugno del 2009”, si legge nella motivazioni della sentenza di primo grado.
Il prete è stato condannato a sei anni, ma i pm hanno chiesto l’archiviazione per i due anni di abusi successivi: “Don Marino mi ha distrutto la vita, ma la giustizia ci ha messo sopra una pietra tombale”.