Calo demografico: “Fra 100 anni gli italiani saranno solo 16 milioni”
Il dato è il frutto di un'analisi statistica effettuata sulla base del tasso di fertilità attuale e l'attesa di vita dei bambini nati oggi
Fra 100 anni in Italia ci saranno poco più di 16 milioni di abitanti a fronte dei 59 milioni 423mila attuali. Questo è il dato emerso nel corso della seconda giornata di Statistcall, il Festival della statistica che si tiene a Treviso.
Il dato è frutto di una esercizio statistico sviluppato da un programma informatico che ha analizzato il tasso di fertilità attuale, pari a 1,34, e l’attesa di vita dei bimbi nati oggi, che è di 83,8 anni.
Secondo il programma, tra 100 anni quindi in Italia ci saranno solo 16 milioni di abitanti.
“Perché ciò si verifichi tra cento anni, anche se già tra 20 anni saremo comunque 8 milioni in meno è sufficiente comportarsi come adesso, cioè non fare nulla per favorire la natalità e dare sostegno alla famiglia”, ha spiegato il professore Matteo Rizzolli, docente della Lumsa di Roma.
Anche se si tratta di un semplice esercizio statistico, i dati evidenziano la necessità di intervenire a sostegno delle famiglie italiane e sulla natalità.
Un altro problema riguarda la concentrazione della popolazione nelle grandi città, a discapito di altre aree che risultano quasi completamente abbandonate.
I dati sono stati analizzati nel corso della manifestazione dal professore Matteo Rizzolli e da Vincenzo Bassi, che rappresenta il Forum nazionale famiglie, partner del Festival della statistica.
Entrambi hanno sottolineato la necessità di intervenire per invertire la passività demografica che interessa l’Italia.
“Nella demografia c’è il destino politico ed economico di un paese”, ha sottolineato Rizzolli.
Il gap tra popolazione giovane e anziana influisce negativamente sulla produttività del paese e sulla sostenibilità delle generazioni precedenti in termini di previdenza, assistenza e sanità.
Anche Alessandro Rosina, docente alla Cattolica di Milano, ha evidenziato come i dati sulla popolazione italiana dimostrino che nei prossimi dieci anni l’Italia perderà 2,5 milioni di persone nella parte “centrale della popolazione”.
L’invecchiamento degli occupati sul posto di lavoro, innovazione tecnologica che richiede competenze che in Italiano non si trova e immigrazione sono tra i fattori che maggiormente incidono sull’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, secondo Rosina.
“La soluzione c’è e sta in progetti di lungo termine, la politica cerca invece risultati e consenso a breve, al massimo tra una consultazione elettorale e la successiva”, ha detto Rosina.