Rider di 29 anni muore in scooter: il giorno prima aveva perso 3 euro per il ritardo nella consegna
Una tragedia sul lavoro che riguarda ancora una volta il lavoro sottopagato dei giovani fattori che si occupano di consegna di pasti a domicilio
Maurizio Cammillini, 29 anni, ha perso la vita durante la consegna di due panini e un fritto a domicilio a Pisa. Maurizio faceva il rider, da soli due giorni ed era in prova. Pony express morto
Correva probabilmente perché non poteva permettersi ulteriori ritardi, dato che il giorno prima era stato penalizzato per avere consegnato il pasto non esattamente in orario e per questo motivo gli erano stati infatti decurtati tre euro di penale dallo stipendio.
Stipendio di appena venti euro a turno secondo quanto ha dichiarato Stefania Cammillini, la sorella di Maurizio, l’unica familiare rimastagli dopo aver perduto entrambi i genitori da piccolo.
Il ventinovenne è morto schiantandosi contro un palo in via di Pietrasantina, a Pisa. Un caso tragico di morte sul lavoro che riguarda ancora una volta il lavoro sottopagato dei giovani fattori che si occupano di consegna di pasti a domicilio.
Sulla morte di Maurizio sta indagando l’ispettorato del lavoro. Dalle prime indagini è emerso che Maurizio lavorava in nero e, per questa illegalità, l’Underground Pub di lungarno Mediceo per il quale faceva le consegne rischia una sanzione compresa tra i 1500 e i 9mila euro.
L’ispettorato investigherà anche sulle coperture assicurative del ristorante e del motorino.
Il cugino Simone Pellegrini ha dichiarato: “Come è possibile che Maurizio sia finito dritto contro un palo? Il motorino lo sapeva guidare, quella curva la conosceva benissimo e sull’asfalto non ci sono segni di frenate o di cadute. L’unica spiegazione è che qualcosa o qualcuno lo abbia disturbato. Forse una macchina, non lo so. Confidiamo nelle immagini delle telecamere, se ce ne sono. Non mi darò pace finché non mi diranno come è morto”.
“Non mi darò pace finché la verità non verrà fuori – ha aggiunto – perché Maurizio era un ragazzo d’oro. Era povero, ma se aveva in tasca 15 euro, dieci te li dava e 5 se li teneva. Ultimamente era contento, proprio perché aveva trovato lavoro. In passato aveva svolto il Servizio civile regionale in ospedale, dove è morto: aiutava le persone a orientarsi fra i reparti. Poi è rimasto a piedi. Non ho mai visto nessuno sbattersi alla ricerca di un impiego come lui. È incredibile che lui sia morto lavorando”.
La tragedia riporta in auge lo schiavismo che interessa i giovani riders che vengono pagati “a consegna” e non hanno diritti come ferie, malattia, assicurazione contro gli incidenti. Qui abbiamo raccolto le proteste che hanno attuato finora i riders e cosa prevede su di loro il “decreto Dignità“.
Il 18 giugno scorso, al ministero del Lavoro Luigi Di Maio ha incontrato i rappresentanti delle aziende che si occupano di consegna di pasti a domicilio: Deliveroo, JustEat, Foodora, Domino’s Pizza e Glovo.
L’incontro era arrivato dopo un acceso scambio di opinioni tra il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e l’amministratore delegato di Foodora Italia Gianluca Cocco.
Cocco aveva dichiarato in un’intervista al Corriere della sera, che se fosse stato confermato il “decreto Dignità” annunciato da Di Maio, Foodora sarebbe stata costretta a lasciare l’Italia.
Il 3 agosto 2018 la Camera ha dato il via libero definitivo al decreto dignità, approvato con 312 voti a favore, 190 contrari e un astenuto. Il provvedimento è poi stato approvato al Senato diventando così legge.
Leggi anche l’inchiesta di TPI: L’esercito dei fattorini di Foodora: i giovani italiani pagati 4 euro a consegna.
Retribuiti una vera miseria. Con le spese tutte a loro carico. E senza alcuna tutela. Alla scoperta di Foodora, dove il lavoro viene spacciato per “un hobby”.
In data 10 settembre 2018 abbiamo ricevuto la seguente precisazione da parte di Foodora:
Foodora utilizza i contratti di collaborazione coordinata e continuativa che garantiscono ai rider, tramite versamento dei contributi INPS, l’accesso a una serie di tutele non presenti in collaborazioni occasionali e partite IVA. A ciò si aggiungono l’assicurazione INAIL per gli infortuni sul lavoro, che l’azienda ha scelto di tenere completamente a suo carico versando anche la quota spettante al lavoratore, e una polizza assicurativa privata in caso di danni a terzi, sempre a carico esclusivo dell’azienda.
Foodora fornisce ai rider gli strumenti di protezione individuale (come casco, box / zaino termico ad alta visibilità, luci di posizionamento…) e ha ha deciso di investire su un corso Informativo sulla Sicurezza. Il Corso è stato strutturato in due macro sezioni. Una prima parte che tratta argomenti specifici rivolti all’attività di rider e una seconda parte riprende i concetti generali sulla sicurezza sul lavoro. In foodora il lavoro non viene “spacciato come un hobby o un gioco”.
La video inchiesta è a cura di Giacomo Cucignatto e Filippo Poltronieri.