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Piani di zona a Roma, la presunta truffa degli “affitti gonfiati” arriva per la prima volta davanti ai giudici

Immagine di copertina
Uno degli edifici costruiti dalla cooperativa Vesta, nel piano di zona Spinaceto 2. Credit: Anna Ditta

Il 7 novembre fissata l'udienza per i rappresentanti delle cooperative Vesta e Atilia, accusati di aver beneficiato illecitamente di contributi regionali

Piani di zona Roma | Rinvio a giudizio

I rappresentanti di due cooperative edilizie compariranno davanti ai giudici del Tribunale di Roma il prossimo 7 novembre per l’udienza preliminare sul procedimento per la presunta truffa dei Piani di zona.

Le cooperative coinvolte sono il Consorzio regionale cooperative edilizie Vesta e la Società cooperativa edilizia Atilia, accusate di aver commesso una truffa nella costruzione dei quartieri Spinaceto 2, Montestallonara e Pisana Vignaccia, come sottolineano i documenti giudiziari che TPI ha visionato.

Gli indagati Giselda Pisaneschi, Ugo Klapetz e Mauro Lilli, sono accusati di essersi impossessati illecitamente di contributi regionali pari a cinque milioni di euro.

I Piani di zona sono strumenti predisposti negli anni Sessanta per favorire l’acquisizione di aree comunali da destinare all’edilizia economica e popolare, per fronteggiare l’emergenza abitativa a Roma.

Le cooperative acquisivano i terreni e costruivano con delle agevolazioni. In cambio, avrebbero dovuto fornire agli assegnatari delle abitazioni con affitti calmierati.

Le tabelle di calcolo degli affitti, tuttavia, presentavano cifre ben più alte, costringendo gli inquilini a pagare cifre da libero mercato (qui le testimonianze degli inquilini di Spinaceto).

Un gruppo di cinquanta inquilini, con il sostegno di Angelo Fascetti del sindacato Asia Usb e dell’avvocato Vincenzo Perticaro, hanno denunciato la presunta truffa alla magistratura.

Secondo la procura di Roma, la presunta truffa è stata possibile “grazie ad una reiterata serie di omissioni e violazioni di legge poste in essere dai pubblici ufficiali preposti”, ma sono ancora oggetto di indagine invece le eventuali responsabilità dei funzionari del Comune e della Regione.

Gli enti, che appaiono tra le parti offese, avrebbero infatti dovuto vigilare sulla correttezza dei piani finanziari, che non sono mai stati presentati dalle cooperative, e sulle tabelle dei prezzi massimi di cessione.

“Alla luce di tutto ciò abbiamo chiesto agli uffici preposti del comune di Roma rivedere i prezzi massimi di cessione, perché più alti di quelli che gli inquilini dovrebbero pagare, visto che molti inquilini sulla base di un prezzo non in regola con la legge hanno subito sfratti e esecuzione”, ha detto a TPI l’avvocato Vincenzo Perticaro.

“Stiamo aspettando una risposta dagli uffici preposti. Invece per quel che riguarda le omissioni e violazioni di cui parla la procura di Roma chiederemo un intervento della Corte dei conti sia nei confronti dei pubblici ufficiali del comune che hanno omesso di vigilare che di quelli della regione che non hanno meno responsabilità”, prosegue il legale.

“Vorrei ricordare che per legge nazionale, regionale oltre che per convenzione e disciplinare comune e regione hanno una specifica responsabilità sulla vigilanza dei piani di zona. Infine sarebbe opportuno valutare un provvedimento di sospensione degli sfratti in attesa che si faccia luce su tutta la vicenda perché gli inquilini hanno hai subito e pagato tanto da questa vicenda”.

A giugno 2018 era stata diffusa la notizia della richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei responsabili del consorzio costruttore Vesta e dei funzionari comunali che erano tenuti a vigilare.

Per il comune di Roma risultavano indagati per omissione di atti d’ufficio Marcello Andreangeli, Direttore dell’unità Edilizia residenziale pubblica – del comune di Roma dal 2001 al 2010, Giancarlo Matta, Luciano Mancini, Maurizio Frontani e Antonio De Maio, funzionari comunali addetti all’ufficio verifica del prezzi massimi di cessione del Comune di Roma.

Intanto, su alcuni degli inquilini di via Angelo Sante Bastiani 18, a Spinaceto, rimane la minaccia dello sfratto, come denunciato da Asia Usb lo scorso 12 settembre.

Le famiglie sono state costrette per anni a pagare canoni che sarebbero più alti del dovuto, e ora si trovano in condizioni economiche difficili.

“Dopo anni di proteste e di denunce da parte degli inquilini e dei Comitati dei P.d.Z. coinvolti, il Comune di Roma ha iniziato il 19 ottobre 2017 la procedura di revoca della concessione”, scrive Asia Usb. “Sono passati undici mesi e nessuno è riuscito a sapere le ragioni che impediscono la chiusura di questa procedura e le ragioni che impediscono l’applicazione della legge”.

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