Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 11:44
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » News

Acque avvelenate: gli acidi Pfas hanno causato 136,8 milioni di euro di danni ambientali

Immagine di copertina

Il danno certificato per i Pfas del Veneto è pari a 136,8 milioni di euro: questi i dati Ispra presentati al ministero dell’Ambiente

Le acque del Veneto sono avvelenate. E questo veleno costa caro al territorio: per la precisione 136,8 milioni di euro di danno nelle tre province di Vicenza, Verona e Padova.

Dati pesanti. È il ministro dell’Ambiente Sergio Costa a comunicare i dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) durante la Commissione bicamerale Ecomafie. Il ministero si costituirà parte civile nel procedimento a carico dell’azienda Miteni spa, come annunciato dal ministro Costa.

Cosa sono i Pfas. Pfas è l’acronomico di acidi perfluoroacrilici, acidi di origine industriale altamente tossici che hanno contaminato le acque del Veneto. Il dramma, che colpisce ogni giorno 350 mila famiglie, ha portato alla mobilitazione di 30 “mamme no Pfas” le quali si sono appellate a tutti i ministri UE dell’Ambiente.

Non solo danni economici. Anche gli alimenti sono avvelenati: è stato infatti vietato il consumo di pesce proveniente da molti comuni del Veneto. Una recente ordinanza della Regione Veneto vieta fino al 30 giugno 2019 il consumo di prodotti ittici pescati nella zona definita ‘rossa’ che comprende 30 comuni.

L’azienda ha chiuso i battenti. La Miteni spa, l’azienda che aveva emesso gli acidi Pfas nel territorio, ha chiuso l’attività lo scorso 26 ottobre, dopo aver presentato istanza di fallimento. La società ha assicurato di aver messo l’azienda sul mercato, ma i rischi di richiesta risarcimenti potrebbero scoraggiare eventuali acquirenti.

Paura di risarcimenti. Lo scorso settembre Greenpeace aveva reso pubblica una ricerca che, indagando sull’assetto societario di Miteni, aveva scoperto che alla fine del 2016 il gruppo di controllo, pur avendo in cassa 239 milioni di euro, ne aveva accantonato per eventuali risarcimenti solo 6,5 milioni.

Nuovi inquinanti. Nell’area inquinata del Nord-Est da tempo però la Miteni ha smesso di essere l’inquinatore più forte: ora sono le concerie ad usare il prodotto chimico Pfas nella lavorazione delle pelli.

 

Leggi anche: “Le mamme No Pfas: I nostri figli sono ammalati”
Ti potrebbe interessare
Ambiente / La rivincita degli ulivi del Salento: una storia di resistenza, rigenerazione e sfide ambientali
Ambiente / Scoperto per caso grazie all’IA un nuovo materiale per il riuso della CO2
Ambiente / L’allarme dell’Onu contro i cambiamenti climatici: “Il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato”
Ti potrebbe interessare
Ambiente / La rivincita degli ulivi del Salento: una storia di resistenza, rigenerazione e sfide ambientali
Ambiente / Scoperto per caso grazie all’IA un nuovo materiale per il riuso della CO2
Ambiente / L’allarme dell’Onu contro i cambiamenti climatici: “Il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato”
Ambiente / Il fisico Nicola Conenna a TPI: “La strategia del Governo Meloni sull’idrogeno arriva in ritardo ed è insufficiente”
Ambiente / La lunga marcia dell’idrogeno verde nell’Unione europea
Ambiente / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Ambiente / Clima senza pace: Ricchi VS Poveri
Ambiente / Chicco Testa a TPI: “Contro i gas serra la soluzione è tornare al nucleare”
Ambiente / E le scorie che fine fanno?
Ambiente / Quei reattori Made in Italy