Nel 2015 c’è stato il numero più alto di condanne a morte degli ultimi 25 anni
Nel 2015 sono stati 1634 i prigionieri condannati a morte. Tre i paesi che da soli hanno eseguito il 90 per cento delle condanne: Iran, Pakistan e Arabia Saudita
Era dal 1989 che non veniva emesso un numero così alto di condanne a morte come nel 2015. Lo rivela il nuovo rapporto di Amnesty International sulla pena di morte, pubblicato il 6 aprile 2016. “Il 2015 è stato l’anno degli estremi: da un lato il più alto numero di esecuzioni in 25 anni, dall’altro per la prima volta il numero dei paesi abolizionisti supera quota cento”, commenta Riccardo Noury, il portavoce di Amnesty International Italia. L’anno scorso sono stati 1634 i prigionieri condannati a morte, secondo il rapporto e spesso le esecuzioni sono arrivate al termine di processi gravemente irregolari.
“Nel rapporto mancano i dati su Cina e Corea del Nord, che non è stato possibile accertare”, specifica Noury. In Cina infatti le informazioni sulle pene di morte sono considerate segreto di stato.
“Come Amnesty International agiamo su tre livelli: il primo lanciando appelli specifici per salvare vite umane, il secondo facendo pressione sui singoli governi perché decidano di abolire la pena di morte, e il terzo facendo pressione ai forum internazionali”.
L’aumento di quest’anno si registra anche in relazione a fatti di terrorismo o droga. “Ma è una balla”, specifica Noury, dal momento che è indimostrabile che le esecuzioni di massa sconfiggono il terrorismo. “La pena di morte contro i terroristi serve solo a creare nuovi martiri”, non è certo un deterrente, serve piuttosto solo ad amplificare il fenomeno. Anche nel caso della pena di morte per droga Amnesty è fortemente scettica. Nella maggior parte dei casi non viene colpito il traffico di droga, i grandi cartelli, ma solo i piccoli spacciatori.
Allarmante è inoltre la frequenza di condanne emesse, per fortuna non eseguite, per apostasia o altri reati legati alla religione. In Arabia Saudita soprattutto.
Nel 2015 sono stati tre i paesi che da soli hanno eseguito quasi il 90 per cento delle pene capitali: l’Iran, il Pakistan e l’Arabia Saudita, rispettivamente 977, 326 e 158. Negli Stati Uniti sono state 28 le condanne a morte.
Il numero totale dei paesi che ha eseguito condanne è salito da 22 nel 2014 a 25 nel 2015.
In Arabia Saudita le esecuzioni sono aumentate del 76 per cento rispetto al 2014, con almeno 158 prigionieri messi a morte. La maggior parte delle condanne è stata eseguita mediante decapitazione ma in alcuni casi è stato impiegato anche il plotone d’esecuzione. Talvolta, i cadaveri dei condannati a morte sono stati esibiti in pubblico.
Nel 2015 quattro nuovi paesi – Figi, Madagascar, Repubblica del Congo e Suriname – hanno abolito la pena di morte per tutti i reati, mentre in Mongolia è stato adottato un nuovo codice penale abolizionista che entrerà in vigore nel corso del 2016.
In totale sono 102 i paesi completamente abolizionisti, e 140 quelli che non ricorrono alla pena di morte, sia per legge che per prassi. Ciò significa che per la prima volta nella storia sono di più i paesi senza pena di morte che quelli che la applicano.
Americhe: gli Stati Uniti d’America sono stati gli unici a eseguire condanne a morte. Le esecuzioni sono state 28, il numero più basso dal 1991. In totale, 18 stati degli Usa sono completamente abolizionisti. Oltre agli Stati Uniti d’America, solo Trinidad e Tobago hanno emesso condanne a morte.
Asia e Pacifico: il Pakistan è responsabile, escludendo la Cina, di quasi il 90 per cento delle condanne a morte eseguite nella regione. Bangladesh, India e Indonesia hanno ripreso a eseguire condanne a morte dopo anni in cui non ne avevano praticate. La Cina è rimasta il primo paese al mondo per numero di esecuzioni, ma non esistono dati ufficiali.
Europa e Asia Centrale: la Bielorussia è l’unico paese della regione a usare la pena di morte.
Medio Oriente e Africa del Nord: l’uso della pena di morte è aumentato nel corso del 2015. Tutti i paesi della regione, tranne Israele e Oman, hanno emesso condanne a morte. Il totale delle esecuzioni è stato di almeno 1196, con un aumento del 26 per cento rispetto al 2014, soprattutto a causa di Iran e Arabia Saudita che, da soli, hanno fatto registrare l’82 per cento delle esecuzioni in tutta la regione.