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Palermo, le installazioni del collettivo Wu Ming contro le strade intitolate a gerarchi fascisti

Immagine di copertina

Alla biennale d'arte nomade Manifesta 12, gli scrittori organizzano un percorso nei luoghi legati al colonialismo e alla sua eredità "per raccontare storie dimenticate di schiavitù"

In via generale Magliocco, a Palermo, sotto l’insegna che riporta il nome della strada sono comparse una didascalia e una foto. La prima dice: “Organizzò e diresse i bombardamenti con armi chimiche durante l’invasione fascista dell’Etiopia”. La seconda, invece, è un’immagine in bianco e nero degli anni Trenta: un paio di piedi che mostrano le evidenti conseguenze sul corpo del gas, utilizzato dall’esercito italiano, nella guerra sporca del colonialismo in Abissinia.

La firma dell’opera è del collettivo Wu Ming, in Sicilia per partecipare a Manifesta 12, la biennale nomade d’arte contemporanea da poco inaugurata. La performance artistica fa parte di Negotiating Amnesia. Passati e presenti della colonialità italiana, un percorso in più tappe che il collettivo ha organizzato insieme a Fare Ala.

La sera di venerdì 19 ottobre, al Teatro Garibaldi, sarà proiettato il film Negotiating Amnesia, diretto da Alessandra Ferrini, che riflette sui registri linguistici e l’eredità del progetto coloniale italiano a partire da due collezioni fotografiche della guerra Italo-Etiope del 1935-36.

Sabato 20 ottobre, Wu Ming 2 condurrà una camminata attraverso la città, durante la quale diverse voci si uniranno per raccontare storie dimenticate di schiavitù e colonialismo.

Si passerà attraverso il quartiere che aveva ospitato nel 1982 la Mostra Eritrea, con tanto di villaggio abissino ricostruito come zoo umano,e attraverso il Giardino Coloniale, inaugurato nel 1913 all’interno dell’Orto Botanico. E ancora la Galleria delle Vittorie, con gli affreschi che esaltavano le conquiste africane, e la Casa del Mutilato, con la lapide che ancora riporta il discorso tenuto da Mussolini per la fondazione dell’Impero. Poi l’ex-manicomio della città, che dal 1912 al 1939 accoglieva i sudditi coloniali considerati “dementi” e oggi ospita un Sprar per richiedenti asilo minorenni.

“Molti luoghi della città di Palermo sono legati al periodo del colonialismo italiano e alla sua eredità. La performance si svilupperà come una processione per tutti questi luoghi legati al passato colonialista italiano, e si articolerà in azioni e pensieri di resistenza verso questi luoghi e il loro significato”, spiega il collettivo.

“Quest’ultima coincidenza spalanca la questione dell’eredità coloniale e di tutti gli spazi dove viene combattuta o riproposta, messa in crisi o celebrata. Palermo è ricchissima di associazioni basate sull’accoglienza e il meticciato, impegnate ad abbattere le barriere tra autoctoni e “turchi”, cittadini e stranieri, inquilini e rifugiati”, scriveWu Ming.

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