“La mafia non c’è più, il 27 festeggiamo”: il messaggio ironico di un imprenditore a cui è stata revocata la scorta
L'uomo aveva denunciato e fatto arrestare i suoi estorsori, motivo per cui gli era stata assegnata una scorta
“Siete tutti miei ospiti il 27 dicembre in piazza San Francesco a Palermo e in altre piazze italiane. La mafia non c’è più”. Questo il messaggio ironico mandato da Vincenzo Conticello, imprenditore dello street food d’autore di Palermo ed ex proprietario della Focacceria San Francesco.
L’uomo aveva denunciato e fatto arrestare i suoi estorsori, motivo per cui gli era stata assegnata una scorta. O almeno così è stato fino al 14 dicembre, giorno in cui il comandante del nucleo scorte di Roma gli ha comunicato la revoca della protezione.
In difesa dell’imprenditore si è schierato anche il presidente dell’Associazione nazionale testimoni di giustizia, Ignazio Cutrò, che ha lanciato un appello sui social diretto al capo del Viminale, Matteo Salvini.
“Resta tutta l’amarezza di essere stati spremuti come limoni e poi scartati una volta che abbiamo testimoniato in tribunale, traditi nella speranza che non saremmo mai stati lasciati soli, abbandonati a noi stessi e inesorabilmente soli, troppo soli per sopravvivere alle mafie come già accaduto in passato ad altri testimoni di giustizia”, ha scritto Cutrò, che rilancia l’appello di Vincenzo Conticello.
“Il nostro pensiero va a Rita Atria, Lea Garofalo, Maria Grazia Cacciola, Domenico Noviello. Lo Stato mette la testa sotto la sabbia per non vedere le macerie delle sue decisioni. Pensavamo di trovarci di fronte al governo del cambiamento mentre in realtà abbiamo a che fare con un governo che ha cambiato idea sui testimoni di giustizia”.
“Noi possiamo fare la differenza: incontriamoci il giorno 27 dicembre alla Focaccieria San Francesco per ridere di mafia e per non morir dal ridere quando lo Stato, prendendoci per il naso, ci racconta la favola, surreale, di una mafia definitivamente sconfitta. La revoca della scorta a Vincenzo Conticello non può che essere letta dai mafiosi ma anche dagli onesti cittadini come una resa dello Stato”.
In precedenza aveva fatto molto discutere la revoca della scorta a Sergio De Caprio, noto all’opinione pubblica come Capitano Ultimo, l’uomo che nel 1993 arrestò il boss Totò Riina e intervistato da TPI.