Ramy, il bambino eroe figlio di immigrati, smonta la retorica razzista sull’attentatore malvagio in quanto straniero
I sovranisti di casa nostra hanno subito trovato nell'immigrazione la causa scatenante del tentato dirottamento di Milano. Sembrava una di quelle notizie cotte a puntino. E invece alla fine spunta un bambino, di appena 13 anni, che sconvolge tutto. Il commento di Giulio Cavalli
Funziona così la realtà. Arriva di soppiatto e poi ti sbatte in faccia la verità, colpendoti con uno schiaffo in pieno viso. Così non è passato nemmeno qualche minuto che i sovranisti di casa nostra (che non sono altro che xenofobi o razzisti travestiti) trovassero nel dirottamento del bus a San Donato Milanese la causa scatenante del tutto: l’immigrazione. Ma attenti: non ciò che intorno all’immigrazione viene soffiato irresponsabilmente da un’Italia ormai spaccata in due sul tema. No, no, niente di così elaborato. L’immigrazione in questo caso è la diversità dell’autista.
Certo, penserete voi, è un criminale che ha cercato di uccidere dei ragazzini e i loro insegnanti dando loro fuoco, è ovvio (e sperabile) che sia diverso. E invece no. Nel baratro della discussione la diversità di Ousseynou Sy è di essere un immigrato (seppur con cittadinanza italiana ma questo non conta, conta solo che sia nero) e quindi di colpo per qualcuno quel che è successo dovrebbe essere la dimostrazione che tutti gli immigrati siano dediti al crimini.
Una banalità che non penseresti mai possa attecchire e invece ci ha messo pochissimo a fare il giro del web. Come se domani un ragioniere compiesse un omicidio e di colpo tutti i ragionieri venissero messi sotto accusa oppure, per essere più verosimili, come se tutti i calabresi fossero tutti ‘ndranghetisti.
Del resto la retorica spiccia di Salvini e compagnia è un continuo frugare tra la cronaca nera per trovare immondizia di notizie da volgere al proprio vantaggio e la figura di Ousseynou Sy, che tra l’altro proprio con Salvini e Di Maio e le politiche sull’immigrazione aveva lanciato strali nei suoi momenti di furia, era un esempio perfetto. Tutto bene, insomma.
Sembrava una di quelle notizie cotte a puntino. E invece alla fine spunta un bambino, di appena tredici anni, che sconvolge tutto e fa crollare il castello della retorica: si chiama Rami ed è di origine egiziane. Una risorsa, come li chiama Salvini quando li manda in pasto ai suoi con qualche tweet piuttosto sfortunato. E invece Rami ha mantenuto la calma, ha nascosto il suo cellulare ed è riuscito ad allertare i carabinieri.
Khalid Shehata (toh, un’altra risorsa) ha spiegato che il figlio è nato regolarmente in Italia ma ovviamente non è in possesso di nessun documento ufficiale (ricordate lo Ius Soli? Ecco, appunto) tanto che perfino Di Maio si è scomodato per ricordarci che “c’è la cittadinanza per meriti speciali che si può conferire quando ricorre un eccezionale interesse dello Stato”, aggiungendo: “Credo che il ragazzo, per il gesto compiuto, debba ricevere la cittadinanza dello Stato italiano”.
La cittadinanza-premio, del resto, è il modo migliore per non vergognarsi piuttosto di tutto il polverone sollevato sul dirottamento delle persone ed è la via più facile per non ammettere che esistano persone bianche, nere, gialle, buone, cattive, ma tutte persone. Indifferentemente persone. Con tutte le loro personali differenze. Vedi a volte com’è teatrale, il destino.