Il no alla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024 fa dell’Italia il paese degli inetti
L'opinione di Ruggero Pegna sul no della sindaca di Roma Virginia Raggi alle Olimpiadi del 2024 nella capitale
Da ieri, ufficialmente, siamo un paese del quinto mondo, ex sviluppato e in fase di lento disfacimento. La sindaca della capitale, e con lei un numero consistente di italiani, hanno dichiarato al mondo intero che siamo una nazione di incapaci. Inutile sognare, pensare, progettare grandi opere ed eventi storici: non ne siamo all’altezza.
La mafia, la corruzione, l’incapacità gestionale, la disorganizzazione, l’inefficienza, l’inettitudine, la mala amministrazione, la collusione di ogni ganglio del sistema produttivo con il malaffare, l’inaffidabilità e la dappocaggine di manager e imprenditori, incapaci perfino di pianificare i lavori e terminare un’opera pubblica, il mal funzionamento degli organi di controllo e del sistema della giustizia, e ogni altro aspetto di degrado ascrivibile al quinto mondo, in Italia sono tali da dover chiudere il paese.
Impossibile anche soltanto immaginare un progetto importante, che impieghi le menti e le risorse degli onesti a creare le condizioni per la fattibilità economica, negli alvei della legalità, di qualsiasi opera o evento strategico. In Italia, ormai è impossibile finanche sognare.
E ciò, guarda caso, viene ufficializzato da chi si presenta e si propone come la buona politica. Ma la buona politica non è quella che fa le cose perbene, superando le negatività e assicurando i risultati attraverso meccanismi di efficienza e legalità?
La buona politica non trasforma le occasioni in opportunità e, se davvero brava, in salti di qualità per l’intero paese e il benessere dei suoi cittadini?
Ragionamenti simili li ho sentiti anche per il ponte sullo stretto, opera che in qualsiasi parte del mondo sarebbe stata realizzata e che favorirebbe i normali flussi quotidiani tra due regioni distanti appena tre chilometri.
“Impossibile, ci sono la mafia, la ‘ndrangheta, la corruzione, i terremoti…”, i disfattisti non hanno perso tempo. In verità, in questo caso, ci sono anche problemi insuperabili, come i danni all’orientamento e al sistema nervoso di tonni e pescispada; ma per le Olimpiadi, forse, lo sforzo di dimostrare al mondo che l’Italia non è un paese in agonia di tonni disorientabili, pieno di metastasi dappertutto, si sarebbe potuto fare. La buona politica è quella che fa bene o quella che non fa, paralizzata da incubi e fantasmi?
Da ieri, ufficialmente, siamo il primo paese entrato nel quinto mondo, la dimensione degli inetti.
*A cura di Ruggero Pegna