Omicidio Desirée: spunta un pusher italiano, avrebbe aiutato gli assassini
Il pusher italiano avrebbe fornito agli altri aggressori gli stupefacenti con cui Desirée è stata drogata, aiutandoli quindi a compiere l'omicidio
Ci sarebbe anche un pusher italiano tra i responsabili della morte di Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina morta nella notte tra il 16 e il 17 ottobre dopo essere stata drogata e violentata.
Ne sono convinti gli inquirenti, che ora sono sulle tracce di questo presunto complice.
Il pusher italiano avrebbe fornito agli altri aggressori gli stupefacenti con cui Desirée è stata drogata, aiutandoli quindi a compiere l’omicidio.
Nel frattempo il gip Maria Paola Tomaselli ha scritto nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Madadou Gara, Mineth Brian e Chima Alinno, i due senegalesi e il nigeriano arrestati per l’omicidio, che la 16enne è stata uccisa “con crudeltà e disinvoltura”, e che i suoi assassini avrebbero anche impedito ad alcuni testimoni di chiamare i soccorsi.
Desirée Mariottini è stata uccisa in un edificio abbandonato di San Lorenzo, il quartiere universitario di Roma.
Omicidio Desirée: quattro uomini in stato di fermo
Due uomini senegalesi e un nigeriano sono stati fermati per la morte di Desirée il 25 ottobre. Il 26 ottobre 2018 è stato arrestato dalle forze di polizia il quarto presunto responsabile dell’omicidio.
I due senegalesi sono Mamadou Gara, 26 anni, Brian Minteh, 43, mentre il nigeriano è un uomo di 40 anni, Alinno Chima. Il quarto uomo è un cittadino del Gambia.
I quattro sono indagati, in concorso con altre persone in via di identificazione, di violenza sessuale di gruppo, cessione di stupefacenti e omicidio volontario.
Il Giudice per le indagini preliminari ha confermato sabato 27 ottobre l’arresto dei primi tre fermati per l’omicidio di Desirée. Restano quindi in carcere i tre extracomunitari fermati dalla Polizia nei giorni scorsi, lo ha deciso il gip di Roma, Maria Paola Tomaselli, che ha sciolto la riserva emettendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei senegalesi Brian Minteh e Mamadou Gara e del nigeriano Alinno Chima, come sollecitato dalla Procura di Roma.
“Non mi sarei mai permesso neanche di sfiorare Desirée perché si vedeva che era una bambina”. Così avrebbe riferito al suo avvocato Alinno Chima, il nigeriano accusato di stupro e omicidio della giovane di Cisterna di Latina.
“Il mio assistito oggi ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere perché non è in grado di capire di che cosa è accusato”, ha riferito il difensore Pina Tenga, al termine dell’interrogatorio di convalida.
Anche un altro dei fermati nega le accuse: “Io non c’entro nulla. Non sono stato io, sono stati altri”. Così Brian Minteh e avrebbe indicato i nomi di altri soggetti. L’uomo avrebbe fornito elementi che saranno ora oggetto di approfondimento investigativo.
Secondo gli inquirenti, la ragazza di 16 anni si prostituiva per avere droga.
Secondo la polizia, Mamadou Gara e Brian Minteh hanno somministrato stupefacenti alla ragazza di 16 anni il pomeriggio del 18 ottobre per ridurla in stato di incoscienza. In seguito ne hanno abusato sessualmente, causandone la morte avvenuta nella notte del 19 ottobre.
Mamadou Gara aveva un permesso di soggiorno per richiesta d’asilo scaduto ed era stato espulso con un provvedimento del prefetto di Roma il 30 ottobre del 2017. Resosi irreperibile, era stato rintracciato dalla polizia a Roma il 22 luglio 2018, con richiesta di nulla osta dell’autorità giudiziaria per reati pendenti a suo carico.
Il suo connazionale Brian Minteh aveva presentato alla questura di Roma il 24 agosto 2017 una istanza di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari. La questura era in attesa di integrazioni documentali perché la domanda risultava carente di iscrizione anagrafica.
Omicidio Desirée: “Acqua e zucchero mentre moriva”
Il teste Leo D. ha affermato di aver ricevuto le confidenze di un ragazzo che avrebbe assistito agli ultimi attimi di vita della 16enne: “Un giovane africano mi ha confidato che lui si trovava dentro il capannone… avrebbe visto Desirée deceduta con gli abiti strappati. Mi diceva che alla sua presenza la giovane si è sentita male, quindi le hanno dato acqua e zucchero poi, visto che diventava cianotica, veniva adagiata su un divano e dopo moriva”.
Omicidio Desirée: il racconto di un testimone
Un uomo ha rilasciato la sua deposizione alla Polizia e ha poi parlato a Storie italiane, il programma della Rai, dichiarando di esser stato presente nell’edificio subito dopo la morte di Desirée.
“Io sono del Senegal. Io c’ero quella sera, dopo che è morta c’ero – ha spiegato il testimone che ha scelto di restare anonimo – Sono arrivato lì tra mezzanotte o mezzanotte e mezza sono entrato e c’era una ragazza che urlava”.
“Ho guardato quella che urlava e c’era un’altra ragazza a letto: le avevano messo una coperta fino alla testa ma si vedeva la testa. Non lo so se respirava ma sembrava già morta, perché l’altra ragazza urlava e diceva che era morta”.
Quella notte, in quell’edificio in cui “c’erano africani e arabi: un po’ di gente – prosegue – sette persone o sei”, ci sarebbe quindi stata anche un’altra ragazza che, stando alla testimonianza del senegalese, “era italiana: penso pure fosse romana, parlava romano”.
Questa seconda ragazza, secondo il testimone, “urlava che l’hanno violentata, poi lei ha anche preso qualche droga perché lì si vende la droga. È stata drogata perché aveva sedici anni. Da quello che diceva lei sono stati tre sicuramente o quattro”. Secondo una prima ipotesi, la ragazza potrebbe essere la cugina della giovanissima.
Omicidio Desirée: le reazioni della politica e l’intervento di Matteo Salvini
Il 24 ottobre il ministro dell’Interno Matteo Salvini è arrivato in visita a San Lorenzo. Il quartiere era diviso a metà. (Qui i video della contestazione del ministro Salvini a San Lorenzo)
C’era chi lo sosteneva e urlava: “Il quartiere è con te”. E c’era chi ha contestato il ministro dell’Interno, come le femministe di “Non una di meno” che hanno srotolato uno striscione con scritto: “Salvini specula sulle tragedie. San Lorenzo non è la tua passerella elettorale”.
A San Lorenzo, Salvini aveva detto che sarebbe andato non come un osservatore ma “per riportare legalità e tranquillità”. E, per rispondere a un quatiere che lo contestava, ha ribadito:”È ora di riportare le regole, ci sono stabili occupati da anni e vedremo di essere più coraggiosi”.
Ha annunciato un pugno di ferro e un piano straordinario di sgomberi: “Non si può sempre aspettare il morto. Sono situazioni che vanno avanti da anni e anni. Mi domando come mai non si è fatto nulla nei 15 anni eccedenti. Provo tristezza per i ragazzotti dei centri sociali che preferiscono gli spacciatori alla polizia. Loro, e chi la pensa come loro, avranno la nostra attenzione”.
A San Lorenzo, Salvini aveva detto che sarebbe andato non come un osservatore ma “per riportare legalità e tranquillità”. E, per rispondere a un quatiere che lo contestava, ha ribadito:”È ora di riportare le regole, ci sono stabili occupati da anni e vedremo di essere più coraggiosi”.
Ha annunciato un pugno di ferro e un piano staordinario di sgomberi: “Non si può sempre aspettare il morto. Sono situazioni che vanno avanti da anni e anni. Mi domando come mai non si è fatto nulla nei 15 anni ecedenti. Provo tristezza per i ragazzotti dei centri sociali che preferiscono gli spacciatori alla polizia. Loro, e chi la pensa come loro, avranno la nostra attenzione”.
“Si sta lavorando per mettere in galera questi vermi, queste bestie. Procura e questura hanno già le idee chiare. Stanno facendo i riscontri del caso. Temo che anche questa volta siano tutti cittadini stranieri. Va resa giustizia a questa ragazza, punto”, ha aggiunto.
E il Viminale fa sapere che il vicepremier non ha rinunciato a entrare nell’immobile dove ha perso la vita la giovane ragazza, drogata e vittima di una violenza di gruppo. La visita è stata rimandata perchè l’edificio era sotto sequestro. “Semplicemente, non poteva fare altro visto che l’edificio è sotto sequestro. Nessun cambio di programma”, hanno riferito fonti del Viminale.
Parole di difesa sono arrivate dalla sindaca Virginia Raggi: “La lega Nord forse non conosce Roma. Non c’è solo San Lorenzo come quartiere difficile”.
Omicidio Desirée: la mamma, “Non si drogava, ma negli ultimi tempi era cambiata”
“Non faceva uso di droghe”. Queste le parole della madre di Desirée Mariottini, che ha commentato quanto accaduto alla figlia, stuprata e uccisa nel quartiere di Roma San Lorenzo, in cui sembra si fosse recata per acquistare della droga.