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Home » News

Omicidio Pamela Mastropietro, la lettera di Oseghale: “Chiedo perdono, ma non l’ho uccisa io”

Immagine di copertina

Oseghale aveva confessato di aver fatto a pezzi il cadavere della ragazza, che secondo la sua versione sarebbe morta per un'overdose

Innocent Oseghale, il pusher nigeriano di 29 anni indagato per l’omicidio della 18enne Pamela Mastropietro ha inviato una lettera al tribunale di Macerata in occasione dell’udienza preliminare.

“Mi scuso con la famiglia e con gli italiani per quello che ho fatto, ma Pamela non l’ho uccisa io”. La lettera è stata letta in aula davanti ai membri della famiglia di Pamela.

Il corpo della ragazza era stato trovato all’interno di due valigette che erano state gettate per strada in una zona di campagna. Oseghale aveva già confessato di aver fatto a pezzi il cadavere nel corso dell’interrogatorio davanti ai magistrati della Procura di Macerata.

Il ragazzo ha raccontato ai giudici che Pamela non è stata uccisa da nessuno, ma sarebbe morta per un malore dopo aver assunto della droga all’interno della casa in cui si era recata proprio per comprare una dose.

“Sono davvero dispiaciuto per quello che ho fatto e quando ho realizzato la portata del crimine che avevo compiuto sono stato malissimo. Chiedo perdono alla famiglia di Pamela Mastropietro e agli italiani per quanto è accaduto il 30 gennaio”, si legge nella lettera.

“Quando sono tornato ho visto che Pamela era già morta, era fredda. All’inizio ho pensato di chiamare un’ambulanza e non farlo è stato il mio più grande errore”.

“Noi eravamo entrambi felici insieme”, ha poi affermato il ragazzo, parlando della sua relazione con Pamela. “Tutto ciò che chiedo è di avere un’altra possibilità e il perdono”.

La famiglia di Pamela però non ha accolto la richiesta di Oshegale e ha anche rifiutato la richiesta di rito abbreviato avanzata dai suoi legali.

“Ho incontrato lo sguardo di Oseghale e lui ha abbassato gli occhi. Le sue scuse per me sono una presa in giro”, è stato il commento di Alessandra Verni, la mamma di Pamela, al termine dell’udienza.

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