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Omicidio Desirée, cade l’accusa di omicidio per due arrestati. Il tribunale del Riesame: “Non è stato stupro di gruppo”

Immagine di copertina
Credit: Afp

Resta in piedi per i due stranieri, oltre alla violenza sessuale commessa singolarmente, l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti.

È caduta l’accusa di omicidio che la Procura di Roma e il gip Maria Paola Tomaselli avevano contestato ad Alinno Chima e Brian Minteh, due degli extracomunitari arrestati dalla polizia in relazione alla morte della 16enne di Cisterna di Latina, Desiree Mariottini, trovata senza vita in uno stabile abbandonato in via dei Lucani nel quartiere di San Lorenzo a Roma. (Qui abbiamo ripercorso tutta la storia).

Martedì 13 novembre 2018 il tribunale del Riesame ha accolto in parte le istanze della difesa e ha rienuto che la ragazza non sia stata vittima di uno stupro di gruppo.

Resta in piedi per i due stranieri, oltre alla violenza sessuale commessa singolarmente, l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti.

“Sono contenta per il mio assistito. Alla sua innocenza, anche alla luce delle indagini svolte, ho sempre creduto. Mi dispiace perchè le indagini condotte in tal modo rischiano di non rendere giustizia a quella povera ragazza”, ha detto l’avvocata Pina Tenga, che difende Alinno Chima, commentando la decisione del tribunale del Riesame.

Le storia –  Nella notte tra giovedì 18 e venerdì 19 ottobre 2018 in un edificio abbandonato di San Lorenzo, il quartiere universitario di Roma, è stato trovato il cadavere di Desirée, una ragazza di 16 anni di Cisterna Latina. L’adolescente sarebbe stata prima drogata e poi violentata e le cause della morte sono ancora da accertare.

In un primo momento gli inquirenti avevano parlato di una donna di circa 30 anni morta per overdose, ma gli accertamenti successivi hanno smentito la prima ipotesi.

L’autopsia ha confermato che la ragazza ha subito violenza sessuale e che ha assunto sostanze stupefacenti.

Le indagini – Le indagini da martedì 23 ottobre sono nelle mani del pool di magistrati che si occupa di violenza di genere. Il pm Stefano Pizza e l’aggiunto Maria Monteleone stanno indagando per violenza sessuale e omicidio.

La prima relazione presentava diverse inesattezze e ha fatto perdere un po’ di tempo ai magistrati. Nel rapporto viene descritta una donna di 25-30 anni, morta per overdose e senza apparenti segni di violenza, trovata con i vestiti addosso, mentre sembrerebbe che qualcuno l’abbia rivestita in un secondo momento per sviare le indagini.

Gli inquirenti, ai quali è stato consegnato un telefonino che probabilmente è quello della vittima, hanno verificato la ricostruzione di alcuni testimoni e di altre persone identificate.

I pm devono anche capire perché Desirée sia entrata nello stabile (qui la lettera che i proprietari hanno scritto dopo l’omicidio), un insieme di ex officine collegate allo scalo delle ferrovie, ormai abbandonato e abitato solo da senzatetto e spacciatori.

I soccorsi sono poi arrivati su segnalazione di un anonimo, che intorno alle 3 di notte ha chiamato il 118. Una volta sul posto , sanitari hanno dovuto aspettare l’intervento dei Vigili del fuoco, perché il cancello d’ingresso era sbarrato da catena e lucchetti.

Ora quel cancello è stato dipinto di bianco dagli abitanti del quartiere, con la scritta “Giustizia per Desirée, San Lorenzo non ti dimentica”.

Cinque uomini in stato di fermo – Due uomini senegalesi e un nigeriano sono stati fermati per la morte di Desirée il 25 ottobre. Il 26 ottobre 2018 è stato arrestato dalle forze di polizia il quarto presunto responsabile dell’omicidio.

I due senegalesi sono Mamadou Gara, 26 anni, Brian Minteh, 43, mentre il nigeriano è un uomo di 40 anni, Alinno Chima. Il quarto uomo è un cittadino del Gambia.

Domenica 11 novembre  è stato fermato un italiano 36enne, Marco Mancini. Sarebbe il presunto pusher che avrebbe venduto a Desireé Mariottini gli stupefacenti.

Sono state le serrate indagini, specie sugli psicofarmaci di cui la ragazza ha fatto uso, e l’incrocio di piu’ testimonianze a portare gli investigatori della Squadra mobile della Questura di Roma e del commissariato San Lorenzo sulle tracce dell’uomo, divenuto il quinto fermato nell’ambito dell’inchiesta.

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