Cosa succede oggi nel mondo
Tutti i fatti da sapere per il 18 maggio 2016
Venezuela: il presidente Nicolas Maduro si è scagliato
contro il parlamento del paese attualmente guidato dall’opposizione. Secondo
Maduro, “L’Assemblea nazionale ha perso validità politica. È una
questione di tempo ormai prima che scompaia”.
Messico: il presidente Enrique Peña Nieto ha proposto di approvare
i matrimoni tra persone dello stesso sesso a livello nazionale, proseguendo
sulla linea di una serie di politiche progressiste in un paese tradizionalmente
conservatore.
Iraq: almeno 77 persone sono state uccise e più di 140 ferite
da tre attentati a Baghdad martedì 17 maggio, per quello che è stato il più
letale di una serie di attacchi nella capitale irachena quest’anno.
Russia: il leader dell’opposizione Alexei Navalny e alcuni
attivisti anti-corruzione sono stati attaccati, gettati a terra e presi a calci
da un gruppo di uomini in un aeroporto nel sud della Russia, come dimostra un
video postato sui social media.
Italia: incendio doloso in un centro per
rifugiati sull’isola di Lampedusa, secondo le prime ricostruzioni provocato da un gruppo di migranti. L’entità del danno non è ancora stata determinata,
ma non ci sono feriti.
Siria: i ministri degli Esteri riuniti a Vienna non sono
riusciti a concordare una nuova data per riprendere i colloqui di pace sulla
Siria, e l’opposizione ha dichiarato che non tornerà ai negoziati di Ginevra a
meno che le condizioni sul suolo siriano non cambino.
Regno Unito: trentuno atleti di sei sport diversi potrebbero
essere banditi dalle Olimpiadi di Rio di quest’anno dopo aver fallito i test
antidoping, dichiara il Comitato Olimpico Internazionale.
Stati Uniti: le primarie tra i candidati democratici hanno
assegnato una vittoria a Hillary Clinton in Kentucky, con un margine di appena
lo 0,5 per cento (46,8 contro 46,3), e una vittoria a Bernie Sanders in Oregon,
che ha battuto la sua avversaria 53,9 per cento a 46,1.
Stati Uniti: al Senato è passata la legge che permetterà alle
famiglie delle vittime dell’11 settembre di citare in giudizio l’Arabia Saudita
per danni.