Negozi chiusi la domenica: le proposte di legge e le polemiche, Italia divisa tra favorevoli e contrari
Le proposte di legge sul tema arrivano da Lega, M5s, Pd, Regione Marche e dall'iniziativa popolare. Ecco cosa prevedono e chi è favorevole e chi contrario
In Italia si torna a discutere sui negozi chiusi la domenica. E l’opinione pubblica è divisa tra chi sostiene che una proposta del genere sia un danno ai posti di lavoro e un regalo all’ecommerce, e chi dall’altro lato crede che i negozi chiusi la domenica siano una conquista di civiltà e un modo per tenere unite le famiglie.
“Entro l’anno approveremo la legge che impone lo stop nei fine settimana e nei festivi ai centri commerciali. L’orario liberalizzato dal governo Monti sta distruggendo le famiglie italiane. Bisogna ricominciare a disciplinare aperture e chiusure”. Lo ha detto Di Maio alla Fiera del Levante di Bari. Lo stesso tema era stato annunciato alcuni mesi fa.
“Non dico che sabato e domenica non si fa più la spesa, ci sarà un meccanismo di turnazione: resta aperto solo il 25 per cento, il resto chiude”, ha specificato su La 7 a L’aria che tira Luigi Di Maio, sostenendo che si tratti di “una cosa di civiltà”, aggiunge il ministro dello Sviluppo economico.
Le proposte di legge sulla chiusura domenicale dei negozi
Lo scorso 6 settembre 2018 è iniziato l’iter parlamentare, in commissione Attività produttive della Camera, della proposta di legge che abroga la norma introdotta dal governo Monti che prevedeva la libertà ai negozi sulle aperture nei giorni festivi.
La proposta, presentata dalla deputata leghista Barbara Saltamartini, si occupa di demandare agli enti locali il piano per stabilire le aperture straordinarie dei negozi.
La proposta della deputata leghista non è l’unico sull’argomento, dal momento che ve ne è uno del Pd e uno M5s, oltre a una legge di iniziativa popolare e una proposta di legge del Consiglio regionale delle Marche. La proposta del Movimento Cinque Stelle è meno rigida di quella leghista, e un numero massimo di dodici festività lavorative annue per ogni singolo esercizio commerciale.
Secondo la proposta della Lega saranno consentite solo le domeniche di dicembre e altre quattro domeniche o giorni festivi negli altri mesi dell’anno.
L’idea è quella di abrogare la norma introdotta da Monti che aveva lasciato totale libertà agli esercizi. Agli enti locali il compito di definire il piano delle aperture straordinarie: consentite solo le domeniche di dicembre e ulteriori quattro domeniche o festività nel corso dell’anno.
La proposta è composta di due articoli che abrogano l’articolo 31 del decreto “Salva Italia” voluto dal governo Monti nel 2011.
In base alla norma attualmente in vigore “le attività commerciali (..) e somministrazione di alimenti e bevande sono svolte senza il rispetto di orari di apertura e di chiusura, dell’obbligo della chiusura domenicale e festiva, nonché quello della mezza giornata di chiusura infrasettimanale dell’esercizio”.
La proposta Saltamartini introduce la chiusura domenicale obbligatoria: “Le regioni, d’intesa con gli enti locali adottano un piano per la regolazione degli orari di apertura e di chiusura degli esercizi commerciali di cui al comma 1 che prevede l’obbligo della chiusura domenicale e festiva dell’esercizio”, si legge nella proposta di legge.
“Nel piano adottato ai sensi del comma 4 sono individuati i giorni e le zone del territorio nei quali gli esercenti possono derogare all’obbligo di chiusura domenicale e festiva. Tali giorni comprendono le domeniche del mese di dicembre, nonché ulteriori quattro domeniche o festività nel corso degli altri mesi dell’anno”, si legge ancora.
Più morbida la proposta M5s: “Massimo 12 festività all’anno”.
I favorevoli e i contrari
Per Confcommercio “una regolamentazione minima e sobria è una via percorribile e imprescindibile”.
Filcams-Cgil e Confesercenti sostengono la proposta, perché secondo loro la liberalizzazione del 2011 “ha causato la chiusura di migliaia di negozi che non potevano sostenere aperture 24 ore su 24 e 7 giorni su 7”.
Non sono dello stesso avviso è la grande distribuzione organizzata. Secondo l’amministratore delegato di Conad a rischio ci sarebbero 40-50mila lavoratori.
Contrario alla proposta è invece Matteo Renzi, che su Facebook. “Obbligare tutti alla chiusura domenicale, come vuole Di Maio, è assurdo: significa semplicemente far licenziare tanti ragazzi. Fateci caso: come per il decreto dignità, Di Maio tira fuori queste idee quando è in crisi di visibilità. Gli serve tenere l’attenzione su di lui, altrimenti fagocitato da Salvini”, ha scritto il senatore Pd.
Confcommercio sostiene invece “una regolamentazione minima e sobria” delle chiusure festive: “Ridiscutere con atteggiamento non ideologico il ruolo della distribuzione è un primo passo importante e condivisibile”, sostiene.
Aperture domenicali: come funziona nel resto d’Europa
Come funziona nel resto d’Europa? Il quadro è estremamente variegato, come emerge da questo report del centro studi Bruno Leoni.
Ci sono 14 Paesi in cui vige totale libertà sia per quanto riguarda le aperture domenicali sia gli orari di apertura durante la settimana.
In 7 Paesi è previsto che i negozi possano tenere aperto, ma con alcune eccezioni.
In altri 7 Paese, invece, la regola di base è che nei festivi gli esercizi commerciali restino chiusi, sebbene con alcune deroghe. (Qui l’elenco completo paese per paese).