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Cosa prevede la proposta di legge che vieta i negozi aperti la domenica

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La proposta della deputata leghista, che ha iniziato l'iter parlamentare il 6 settembre 2018, prevede solo 8 aperture straordinarie domenicali nell'arco di un anno, di cui quattro a dicembre

Negozi aperti la domenica

Lo scorso 6 settembre 2018 è iniziato l’iter parlamentare, in commissione Attività produttive della Camera, della proposta di legge che abroga la norma introdotta dal governo Monti che prevedeva la libertà ai negozi sulle aperture nei giorni festivi.

La proposta, presentata dalla deputata leghista Barbara Saltamartini, si occupa di demandare agli enti locali il piano per stabilire le aperture straordinarie dei negozi.

Saranno consentite solo le domeniche di dicembre e altre quattro domeniche o giorni festivi negli altri mesi dell’anno.

L’idea è quella di abrogare la norma introdotta da Monti che aveva lasciato totale libertà agli esercizi.

Agli enti locali il compito di definire il piano delle aperture straordinarie: consentite solo le domeniche di dicembre e ulteriori quattro domeniche o festività nel corso dell’anno.

Più morbida la proposta M5s: “Massimo 12 festività all’anno”.

La proposta è composta di due articoli che abrogano l’articolo 31 del decreto “Salva Italia” voluto dal governo Monti nel 2011.

In base alla norma attualmente in vigore “le attività commerciali (..) e somministrazione di alimenti e bevande sono svolte senza il rispetto di orari di apertura e di chiusura, dell’obbligo della chiusura domenicale e festiva, nonché quello della mezza giornata di chiusura infrasettimanale dell’esercizio”.

La proposta Saltamartini introduce la chiusura domenicale obbligatoria: “Le regioni, d’intesa con gli enti locali adottano un piano per la regolazione degli orari di apertura e di chiusura degli esercizi commerciali di cui al comma 1 che prevede l’obbligo della chiusura domenicale e festiva dell’esercizio”, si legge nella proposta di legge.

“Nel  piano  adottato  ai  sensi  del comma 4 sono individuati i giorni e le zone del territorio nei quali gli esercenti possono derogare  all’obbligo  di  chiusura  domenicale  e  festiva.  Tali  giorni  comprendono  le domeniche  del  mese  di  dicembre,  nonché ulteriori quattro domeniche o festività nel corso degli altri mesi dell’anno”, si legge ancora.

La proposta della deputata leghista non è l’unico sull’argomento, dal momento che ve ne è uno del Pd e uno M5s, oltre a una legge di iniziativa popolare e una proposta di legge del Consiglio regionale delle Marche. La proposta del Movimento Cinque Stelle è meno rigida di quella leghista, e un numero massimo di dodici festività lavorative annue per ogni singolo esercizio commerciale.

La capogruppo della Lega in Commissione Attività Produttive della Camera, Giorgia Andreuzza, sostiene che le liberalizzazioni introdotte dal Governo Monti nel Decreto ‘Salva Italia’ non hanno prodotto gli effetti sperati. “Occorre dunque una rivisitazione della normativa che da una parte non penalizzi il commercio, in particolare quello di prossimità e le botteghe storiche e, dall’altra, restituisca ai cittadini e alle famiglie una dimensione socio-economica più a misura d’uomo, riscoprendo il gusto e il valore della domenica e delle festività”.

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