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Home » News

Nazionalizzazione delle autostrade: in cosa consisterebbe e che effetti avrebbe

Immagine di copertina

In cosa consisterebbe la nazionalizzazione delle autostrade? Sarebbe effettivamente fattibile? E una rete autostradale gestita dallo stato invece che da una società privata sarebbe più efficiente?

Dopo il crollo del ponte Morandi il tema della concessione ad Autostrade per l’Italia e l’eventuale nazionalizzazione della rete autostradale sono al centro del dibattito pubblico.

L’eventuale nazionalizzazione di Autostrade sarebbe conveniente” perché “ricavi e margini tornerebbero in capo allo Stato attraverso i pedaggi, da utilizzare non per elargire dividendi agli azionisti, ma per rafforzare qualità dei servizi e sicurezza delle nostre strade”, ha affermato il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, in un’intervista al Corriere della Sera.

Come scrive il sole 24 ore, 3 sono le strade per la nazionalizzazione: l’affidamento della gestione ad Anas, la creazione di una nuova impresa o l’arrivo di un commissario.

Come funziona in Italia il sistema delle concessioni autostradali

Ma in cosa consisterebbe la nazionalizzazione delle autostrade? Sarebbe effettivamente fattibile? E una rete autostradale gestita dallo stato invece che da una società privata sarebbe più efficiente?

TPI lo ha chiesto a Marcello Clarich, professore ordinario di diritto amministrativo alla Luiss Guido Carli.

Si parla tanto di “nazionalizzazione” delle autostrade, dopo la tragedia di Genova, ma sarebbe davvero possibile nazionalizzare la rete autostradale italiana? E in cosa consisterebbe?

Non sarebbe una vera e propria nazionalizzazione, in realtà si tratterebbe di proprietà e gestione pubblica. Nazionalizzare in senso proprio vuol dire impedire ai privati di svolgere del tutto una certa attività, come per molti anni in Italia è stata l’attività del settore elettrico.

I privati sono stati espulsi e poi è stato istituito il monopolio del settore elettrico dato in concessione all’Enel. Qui non parliamo a mio avviso di nazionalizzazione in senso tecnico, parliamo di ritorno a una gestione pubblica, com’era fino agli anni ’90 con l’Iri.

Le autostrade erano gestite dall’Iri, che era controllata dallo stato. Qui l’idea, se ho ben capito è togliere le concessioni ad Autostrade per l’Italia, e forse a tutti gli altri concessionari autostradali, e riprendere in mano la gestione delle autostrade direttamente da parte dello stato oppure attraverso una nuova società interamente controllata dallo stato, come si dice in gergo tecnico una società in house.

Si tratta di società che sono pezzi di stato, pezzi di amministrazione, che possono gestire attività senza che debbano ricorrere a una procedura di gara.

In che modo si dovrebbe procedere?

Oggi in materia di concessione di autostrade il principio è che deve essere fatto un affidamento con gara alla quale possono partecipare anche i privati. C’è una deroga possibile quando c’è o la gestione diretta dello stato o di una sua società interamente controllata.

Prima di procedere eventualmente a questa gestione pubblica, bisogna togliere le concessioni in essere ad Autostrade per l’Italia. Da qui il problema della revoca e annullamento o altre misure per far cessare i rapporti attualmente esistenti e che sono di lunga durata.

Le concessioni autostradali hanno durate pluridecennali di solito. Se si arrivasse alla revoca, lo stato dovrebbe pagare l’indennizzo per cifre molto elevate. Si parla di 20 miliardi.

Una rete autostradale gestita dallo stato sarebbe più efficiente?

Non c’è nella teoria economica la tesi per cui la gestione privata è sempre più efficiente di quella pubblica. L’esperienza passata dello stato italiano, fino agli anni ’80, che gestiva le imprese è sicuramente negativa. Le imprese accumulavano perdite che dovevano essere sempre appianate dai contribuenti italiani attraverso risorse pubbliche.

L’Italia non viene da un’esperienza storica positiva, almeno prima delle privatizzazioni degli anni ’90. Il dubbio è: si ritornerebbe a un passato che ha dato cattivi risultati? Quali sarebbero le garanzie, questa volta, per una gestione pubblica più efficiente?

Sono punti interrogativi che richiederebbero risposte precise. Normalmente l’impresa pubblica, anche a livello locale, come i servizi pubblici locali gestiti dalle società in house spesso hanno gestioni più inefficienti perché c’è meno stimolo all’efficienza. Il proprietario è pubblico ed è spesso meno attento.

Questo può essere un problema. Ma al momento è difficile dare una risposta negativa o positiva alla domanda se la gestione pubblica delle autostrade sarebbe più efficiente. In tanti paesi europei le autostrade sono comunque gestite da privati. Anche questo è da capire: perché altrove si è fatta questa scelta e fare un’analisi, che non si può certo fare in un giorno o due, più analitica su vantaggi e svantaggi.

La posizione del governo sulla revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia

Nell’intervista, pubblicata martedì 21 agosto 2018, a una settimana esatta dal crollo del viadotto, il premier parla della revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia, risponde alle critiche ricevute in questi giorni per non aver atteso le risultanze della magistratura e spiega qual è il piano dell’esecutivo per il post-revoca.

Conte conferma che il Governo intende revocare la concessione e avverte che ha pronta una “contromossa” per evitare che lo Stato debba pagare una penale alla società controllata dalla famiglia Benetton.

“La contromossa non la anticipo sui giornali, ma questo Governo farà in modo che il concessionario non possa trarre ulteriori vantaggi economici, rispetto a quelli già esorbitanti sin qui ricavati dalla convenzione”, afferma. “Faccio notare che il concessionario non ha neppure sostenuto l’investimento iniziale per costruire le autostrade: gliele ha date lo Stato”.

Non solo: il premier aggiunge anche che c’è allo studio un dossier per pretendere al contrario penali da Autostrade.

“Questo dossier è nella mia borsa e sta viaggiando con me in questi giorni”, dice Conte.

Interpellato sulle critiche ricevute dal Governo per aver puntato il dito subito contro Autostrade per l’Italia, senza attendere l’esito delle indagini giudiziarie, il presidente del Consiglio risponde così: “Tra le varie corbellerie dette in questi giorni, questa le supera tutte. Noi abbiamo avviato una procedura di legge. Chi si è affrettato sui giornali a tutelare le ragioni economiche di Autostrade può stare tranquillo: quest’ultima avrà facoltà, nel corso della procedura, di replicare”.

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