Perché anche il M5s ha scelto di dichiarare “guerra” alla Francia di Macron (e sta usando il franco CFA)
Il ritorno sulla scena politica italiana, di Alessandro Di Battista, che da tempo “teorizza” il non razzismo del Movimento 5 stelle con la tesi secondo la quale “il posto degli africani è in Africa” ha evidentemente contagiato Luigi Di Maio.
Da qui l’attacco del vicepremier contro la Francia: “Per fermare i flussi migratori” ha dichiarato da Avezzano, durante un comizio elettorale per le prossime regionali, “occorre sanzionare Paesi come la Francia che non decolonizzano l’Africa”.
“Se vogliamo continuare a parlare degli effetti”, l’arringa di Di Maio, “continuiamo con la retorica dei morti in mare che ovviamente sono una tragedia e hanno tutto il mio cordoglio, ma dobbiamo parlare delle cause perché se oggi c’è gente che parte è perché alcuni paesi europei con in testa la Francia non hanno mai smesso di colonizzare l’Africa”.
“Ci sono Paesi africani in cui la Francia” ha spiegato Di Maio “stampa una propria moneta, il franco delle colonie, e con quella moneta si finanzia il debito pubblico francese. Se la Francia non avesse le colonie africane sarebbe la 15esima forza economia mondiale. Invece è tra le prime grazie a quello che sta combinando in Africa”.
Per questo “la Ue dovrebbe sanzionare la Francia e i paesi che come la Francia stanno impoverendo l’Africa e stanno facendo partire quelle persone perché il luogo degli africani è in Africa, non in fondo al Mediterraneo. Se vogliamo fermare le partenze cominciamo ad affrontare questo tema e l’Italia si deve far sentire”.
Parole dure, quelle del capo politico del Movimento 5 stelle, che hanno suscitato l’immediata reazione della Francia: il ministero degli Esteri di Parigi ha infatti convocato l’ambasciatrice italiana, Teresa Cataldo, per avere “chiarimenti” sulle dure affermazioni di Di Maio.
Secondo quanto riferito dal gabinetto degli Affari europei le frasi del vicepremier italiano sulla Francia sono “inaccettabili e senza motivo”.
La strada scelta dal Movimento 5 stelle è però chiara: come Di Maio, anche Di Battista ha messo nel mirino la Francia, segno che la linea verso le prossime europee è quella di giocarsi la carta della forza politica “anti Macron”, tentando l’assalto – alla stregua di Matteo Salvini e della Lega – al consenso di quell’elettorato che guarda con favore ai gilet gialli.
Il franco Cfa è una moneta comune a cui aderiscono diversi Stati e rientra in un accordo tra la Francia e 14 Paesi africani siglato nel 1945 e riconfermato nel 1958.
Attualmente è in vigore nei seguenti Paesi: Camerun; Ciad; Gabon; Guinea Equatoriale; Repubblica Centrafricana; Repubblica del Congo; Benin; Burkina Faso; Costa d’Avorio; Guinea-Bissau; Mali; Niger; Senegal; Togo.
Gli accordi che vincolano i due istituti centrali con le autorità francesi sono identici e prevedono una serie clausole:
– un tipo di cambio fissato alla divisa europea;
– piena convertibilità delle valute con l’euro garantita dal Tesoro francese;
– fondo comune di riserva di moneta estera a cui partecipano tutti i paesi del CFA (almeno il 65% delle posizioni in riserva depositate presso il Tesoro francese, a garanzia del cambio monetario);
Dopo l’introduzione dell’euro, il valore del franco CFA è stato agganciato alla nuova valuta; è comunque la Banca di Francia e non la Banca centrale europea che continua a garantire la convertibilità del franco CFA.
Da un punto di vista tecnico è uno strumento volto a facilitare il commercio in quanto non prevede alcuna attività di cambio ed essendo garantita da riserva valutarie “importanti” assicura una certa stabilità, evitando il rischio dell’inflazione.
Un esempio: se una multinazionale fa importazioni-esportazioni in questi Paesi, anziché dover gestire 14 valute, ognuna delle quali potrebbe essere influenzata dalla volatilità legata alle situazioni politiche locali, avrà a che fare con una sola valuta, più stabile e ancorata all’euro.
Obiettivo della moneta è garantire stabilità economica ai 14 Paesi africani. “Poi, che la Francia attraverso questo strumento possa aver cercato di avere un rapporto privilegiato dal punto di vista commerciale con questi Paesi, non c’è alcun dubbio” ha spiegato all’Agi Marco Magnani, professore di ‘Monetary and Financial Economics’ all’Università LUISS di Roma
Il franco CFA, spiega Magnani, rientra in un “accordo tra la Francia e 14 Paesi africani, siglato diversi decenni fa e rimasto in vigore anche dopo l’indipendenza delle colonie. È un’intesa che le parti coinvolte possono tranquillamente smontare, nel senso che non è un’imposizione”. Quindi “i governi africani interessati, qualora volessero uscire da questo accordo, per utilizzare ognuno una loro moneta, oppure utilizzare una moneta comune che non sia garantita dal Tesoro francese, lo possono sempre fare”.
“Certo”, aggiunge, “immagino che qualcuno potrebbe avere difficoltà a comprendere come mai esponenti del governo italiano esprimano in modo così spinto opinioni su questo tema, a partire dal problema dell’immigrazione, che dunque coinvolgerebbe anche l’Europa. Direi che sono collegamenti molto stiracchiati”.
“Potrebbe venire il sospetto che, trovandoci alla vigilia di elezioni europee, i politici si pronuncino su questo per motivi di posizionamento. Questa potrebbe essere una spiegazione. L’altra possibilità potrebbe essere che il M5s, legittimamente, per contrapporsi alla Lega su un tema come quello sull’immigrazione, che i sondaggi ci dicono faccia guadagnare voti, stia cercando un suo angolo originale di posizionamento”.