Mostro di Firenze, l’incredibile svolta dopo 30 anni: “Pacciani innocente, ecco la prova”
Mostro di Firenze, “Pacciani innocente”: la svolta della procura di Firenze
“Pacciani non era il mostro di Firenze”. Un’ipotesi clamorosa della procura di Firenze riaprirebbe uno dei casi più controversi della cronaca nera italiana: la prova regina contro Pietro Pacciani sarebbe stata artefatta.
La nuova pista investigativa riporta in particolare al proiettile trovato nell’orto dell’agricoltore che – sostiene il consulente Minervini – non sarebbe mai stato incamerato nell’arma.
A riportare la notizia in esclusiva è La Nazione, che scrive: “I segni sul proiettile trovato nell’orto di Pietro Pacciani (nella foto sotto), nella maxi perquisizione dell’aprile del 1992, non sono il risultato delle impronte dell’inserimento di quel bossolo nella camera della Beretta del mostro di Firenze, mai ritrovata”.
Poi ancora: “Ma sono stati artefatti, costruiti, fabbricati. Come se qualcuno avesse voluto forzare la mano e dare consistenza ai sospetti sul contadino che, in quella primavera, era stato appena indagato per i duplici omicidi che insanguinarono Firenze tra il 1968 ed il 1985”.
Quella prova, che mai convinse a pieno i periti e i giudici dei due processi nei confronti del “killer delle coppiette”, non sarebbe dunque valida: le conclusioni della perizia firmata dal consulente balistico della procura di Firenze, Paride Minervini, sono una bomba e innescano una nuova inchiesta, per scoprire se c’è stata qualche “mano” che ha voluto influenzare o forzare gli inquirenti.
Il consulente della procura Minervini – l’esperto che ha dato il suo contributo in tutti i più grandi misteri italiani, dall’omicidio di Nicola Calipari in Iraq al traghetto Moby Prince – ha svolto le ulteriori ricerche con apparecchiature sofisticatissime è riuscito ad escludere che il proiettile dell’orto, marca Winchester, serie H, identico a quelli presenti in ogni delitto del mostro, sia mai stato incamerato in un’arma.
Le analisi dicono che i segni sul bossolo, che i periti definirono di ‘spallamento’ (ipotizzarono che la cartuccia incamerata si fosse inceppata) sarebbero stati creati a mano, probabilmente con un piccolo arnese.
L’inchiesta trentennale si riapre così a nuove, inesplorate, piste.