Il ministro dei Beni culturali vuole abolire il bonus cultura per i diciottenni da quest’anno
Alberto Bonisoli è stato criticato dal Pd dopo aver detto che i fondi ottenuti dal ministro Franceschini potevano essere "spesi meglio"
Il nuovo ministro di Beni e attività culturali e turismo Alberto Bonisoli, in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera, ha espresso dei dubbi sul bonus di 500 euro per i diciottenni, lanciato dal governo Renzi.
Il bonus, che offre la possibilità di accedere all’app che permette di spendere 500 euro in prodotti culturali, come libri, dischi, teatro o cinema, rischia quindi di non esserci per quasi 1,2 milioni di giovani che diventeranno maggiorenni nel prossimo anno e mezzo.
Contro la misura si è espresso anche il Consiglio di Stato, che per ragioni formali ha bocciato il provvedimento con un parere depositato venerdì 15 giugno.
L’opinione del ministro Bonisoli
“In alcuni casi”, ha detto il ministro, “era meglio spendere diversamente i soldi. Penso alla 18 App, i 500 euro in buoni da far spendere ai diciottenni. Vale 200 milioni… Meglio far venire la fame di cultura ai giovani, facendoli rinunciare a un paio di scarpe”.
In seguito alle dichiarazioni di Bonisoli è intervenuta la deputata Pd Anna Ascani, che ha detto: “Il ministro Bonisoli persevera in un atteggiamento irresponsabile e svilente nei confronti di 18App, ma soprattutto dei nostri giovani”.
“È delirante arrivare a dire che sarebbe più educativa per un ragazzo la rinuncia a un paio di scarpe per permettersi i consumi di cultura che avere 18App. Come se tutti i ragazzi in questo paese potessero permettersi i consumi culturali, come se non fosse responsabilità pubblica educare alla cultura. Il sospetto è che il Ministro Bonisoli cerchi goffamente un motivo qualsiasi per tagliare i fondi a 18App, visto che il suo partito ha promesso ingenti tagli delle tasse fortemente classisti”.
La bocciatura del Consiglio di Stato
Il Consiglio di Stato si è espresso negativamente sulla questione della proroga del bonus per i giovani che compiono 18 anni nel 2018 e nel 2019 (rispettivamente 592mila e 581mila).
La proroga della misura, infatti, non è stata inserita nella legge di bilancio, come era stato negli anni precedenti, ma con un decreto che modifica il regolamento in vigore.
Bisognerebbe quindi inserire la proroga in una legge e solo successivamente procedere attraverso un regolamento di modifica delle norme in vigore.