“Brutta negra, ti uccido. Te ne devi andare”. Minacce razziste contro un’allevatrice etiope nelle valli trentine
La donna, una imprenditrice 40enne titolare dell'azienda La capra felice, subisce da anni minacce e violenze in Val dei Mocheni. Ora ha deciso di denunciare
“Brutta negra, ti uccido”. “Te ne devi andare”. E ancora: “Questo non è il tuo posto, devi morire”. Sono alcune delle minacce che da mesi si è vista rivolgere Agitu Ideo Gudeta, la 40enne allevatrice etiope titolare dell’azienda agricola “La capra felice” a Frassilongo in Val dei Mocheni, in provincia di Trento.
“Prima gli italiani, ripetono alcuni politici, e questi sono gli effetti. I carabinieri stanno facendo il possibile, ma purtroppo pare che in queste situazioni intervenire sia molto difficile”, ha dichiarato la donna al quotidiano L’Adige.
L’autore degli insulti razzisti è un uomo che abita vicino al suo posto di lavoro e che, di recente, è anche arrivato ad aggredirla fisicamente. Tuttavia, Gudeta precisa che non si tratta di una persona del posto: “Con le persone di questa valle ho un rapporto splendido: hanno fatto il possibile per farmi rimanere qua”.
La donna si è trasferita in Trentino dopo essere fuggita dall’Etiopia. Con le sue 150 capre, ha iniziato a lavorare in Val di Gresta, per poi arrivare in Val dei Mocheni.
Gli atteggiamenti aggressivi, rivolti anche ai suoi collaboratori, sono iniziati da oltre un anno ma si sono fatti più insistenti solo negli ultimi, quando la donna ha subito anche aggressioni fisiche.
“Una prima volta, stavo pulendo la mungitrice quando mi ha preso per il collo dicendo ‘Ti uccido’. Non capivo cosa stesse succedendo, mi mancava il respiro, ma in qualche modo sono riuscita a colpirlo alle parti basse e sono riuscita a scappare. I medici mi hanno dato 7 giorni di prognosi”, ha raccontato.
E una seconda volta: “Era il tardo pomeriggio e mi trovavo al pascolo, quando mi ha raggiunto in moto. È sceso dal mezzo e ha iniziato ad avvicinarsi a piedi. A quel punto, ho impugnato il cellulare per filmare l’accaduto”.
“Quando ha alzato la mano mi sono difesa col bastone, ma è riuscito a strapparmelo di mano e sono caduta a terra. Così ha iniziato a premere il legno sul collo. Schiacciava e gridava ‘Io ti uccido’. Con tutta la forza che avevo in corpo ho usato i piedi per allontanarlo e ho chiamato le forze dell’ordine”, ha proseguito.
In un’altra occasione, Gudeta aveva notato lo stesso uomo bucare i penumatici della sua autovettura e, nello scorso giugno, aveva ritrovato morta una capra del suo allevamento. Aveva inizialmente pensato che l’autore dell’attacco fosse un lupo ma poi i forestali, che si sono occupati del caso, avevano notato che il taglio della mammella era stato effettuato con un coltello.
Dopo la denuncia dell’imprenditrice, sulla vicenda indagano i carabinieri di Borgo Valsugana che nel frattempo hanno informato la Procura della Repubblica di Trento.
Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, ha espresso “la solidarietà delle istituzioni provinciali”.
“Questi atti, a prescindere dagli aspetti che competono alla magistratura e alle forze dell’ordine, vanno assolutamente condannati a maggior ragione perché colpiscono una persona la cui vicenda umana e professionale è diventata, anche al di fuori del Trentino, un simbolo di buona integrazione”, ha concluso.