Migranti, con Salvini meno rimpatri che con Minniti
Rispetto al 2017 sono stati 210 in meno nei primi tre mesi di governo
Nei primi tre mesi di governo Movimento 5 Stelle-Lega è calato il numero di rimpatri rispetto al 2017. A dirlo sono i dati del Viminale rivelati da Radio 24 giovedì 27 settembre 2018.
Da quando Matteo Salvini è al Viminale, i migranti irregolari espulsi dall’Italia e riportati nel loro Paese d’origine nei mesi di giugno, luglio e agosto del 2018 sono stati 1296. L’estate scorsa, quando al governo c’era Gentiloni e il ministro dell’Interno era Minniti, i rimpatri furono 1506, 210 persone in più.
Nel dettaglio, il governo Salvini-Di Maio ha rimpatriato 445 persone a giugno, 423 a luglio e 428 ad agosto.
Nel 2017 furono 502 a giugno, 469 a luglio e 535 ad agosto, il mese in cui si è registrata la differenza maggiore.
L’ultimo dato disponibile è aggiornato al 16 settembre 2018, e ci dice che fino ad allora erano stati rimpatriati 158 migranti.
Nell’intero mese di settembre del 2017 i rimpatri furono 554: se si dovesse confermare la tendenza delle prime due settimane, anche in questo caso per il quarto mese consecutivo i rimpatri saranno inferiori al 2017.
Nel 2018, tra gennaio e maggio solo a marzo i rimpatri sono stati inferiori al 2017: a febbraio quasi 200 di più.
Come riporta il Sole 24 Ore, fonti del Viminale fanno notare che ultimamente ci sono stati molti problemi imprevisti che hanno impedito le operazioni di rimpatrio. Ad esempio 45 migranti che dovevano partire sono invece rimasti in Italia perché non è arrivata l’autorizzazione dalla Tunisia.
A metà settembre, a Torino, diciassette tunisini sono stati portati all’aeroporto, ma non sono decollati per un guasto al motore dell’aereo. Due sono stati riportati al centro di accoglienza, ad altri 15 è stato semplicemente consegnato un foglio di via, come prevede la legge.
L’Italia ha stipulato accordi di rimpatrio con Tunisia, Nigeria, Egitto e Marocco. Il ministro Salvini ha espresso l’intenzione di aumentare la cooperazione con i paesi di origine, sia politica che economica.
Per ora non c’è nessun accordo con Sudan, Pakistan e Iraq, che sono – insieme a Eritrea e Tunisia – i cinque principali paesi di origine dei migranti che sbarcano in Italia.