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Home » News

Perchè le morti in mare non fanno più notizia

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Quali sono i motivi per cui le morti nel Mediterraneo hanno raggiunto un numero così alto e non accennano a diminuire?

Il 18 aprile una barca con a bordo centinaia di migranti è affondata al largo della Libia. Il numero di morti si aggira intorno alle 400 unità ma il dato non è stato ancora confermato dalle autorità.

Un evento simile non fa più notizia. Si potrebbe usare un articolo qualsiasi scritto durante lo scorso anno, in cui 3770 morti sono state registrate nel Mediterraneo. Cambiare il numero di morti, il porto di partenza e pochi dettagli in più. Questo è diventato un articolo di routine.

Perchè? Quali sono i motivi per cui le morti nel Mediterraneo hanno raggiunto un numero così alto e non accennano a diminuire?

In primo luogo, una delle cause che ha provocato un picco di morti nei primi mesi del 2015 è stata la sostituzione di Mare Nostrum – il servizio di salvataggio in mare operato dall’Italia – con Triton, un progetto gestito a livello europeo con fini simili ma ridotte risorse e raggio d’azione. In seguito alle 1200 morti registrate solo ad Aprile 2015 i fondi destinati a Triton sono aumentati, ma questo progetto da solo non è comunque sufficiente a prevenire le morti in mare.

Inoltre, il fatto che la guerra in Siria non accenni a smettere, né che le condizioni di vita in altri paesi come Sud Sudan, Eritrea, Somalia, Iraq e Kurdistan non abbiano registrato cambiamenti positivi, ha significato che il numero delle persone che hanno lasciato i propri paesi diretti in Europa sia cresciuto significativamente.

Ma è soprattutto l’assenza di canali legali per consentire l’accesso all’Europa a spingere centinaia di migliaia di persone a intraprendere spostamenti via mare affidandosi a trafficanti e imbarcazioni di fortuna. Solo dall’inizio del 2016 sono state 180mila le persone ad aver attraversato il mare per entrare nell’Unione Europea. Il totale degli ingessi via terra e via mare per il 2015 ha invece superato il milione di unità.

La maggior parte di questi ingressi sono avvenuti tramite la rotta balcanica, ovvero attraversando il breve tratto di mare che separa la Turchia da isole greche come Lesbo e Chios, e proseguendo poi attraverso Grecia Continentale e Macedonia verso l’Europa Centrale.

La risposta dell’Unione Europea e dei singoli paesi a questo flusso di persone è stata la chiusura delle frontiere. L’Europa ha firmato due accordi con la Turchia (uno a ottobre 2015 e uno a marzo 2016) che investono Ankara della responsabilità di frenare i migranti diretti verso l’Europa.

Allo stesso tempo, singoli paesi come la Macedonia hanno messo in atto piani per sigillare le proprie frontiere e bloccare chiunque tenti di proseguire il proprio cammino verso il cuore dell’Europa attraverso il proprio territorio.

La chiusura della rotta balcanica non sta però dando i risultati sperati dall’Europa, ovvero una diminuzione degli ingressi nell’Unione Europea. Infatti, essendo diventato più difficile passare dalla Grecia, sono aumentati esponenzialmente gli ingressi in Italia: secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, gli ingressi settimanali in Italia sono passati da 671 a 4,651 nel giro di due settimane.

Rispetto alla rotta balcanica, l’arrivo in Italia via mare richiede un viaggio molto più lungo e rischioso. In seguito quindi al cambiamento di rotta intrapreso dai migranti, sono aumentate anche le morti in mare. È in questo quadro che si collocano le centinaia di morti dei giorni scorsi.

Questo cambiamento di rotta non arriva come una novità. In un’intervista rilasciata in esclusiva per TPI, l’associate director per Human Rights Watch Judith Sunderland aveva previsto un aumento degli arrivi in Italia.

Questi dati confermano che la chiusura dei confini non porta a una diminuzione degli ingressi, ma bensì a un aumento dei rischi per chi intraprende il viaggio verso l’Europa. Certo, più gente muore in mare meno ne arriverà in Europa. Viste le scelte intraprese nell’ultimo anno, forse è questo il trucco scelto dall’Unione Europea per diminuire il numero degli ingressi.

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