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Home » News

Chi era Moussa Ba, il 29enne rimasto ucciso nell’incendio della baraccopoli di San Ferdinando

Immagine di copertina

MIGRANTE MORTO SAN FERDINANDO CHI ERA – Era in Italia dal 2015 Moussa Ba, il 29enne senegalese che ha perso la vita nell’incendio avvenuto nella notte tra venerdì 15 e sabato 16 febbraio 2019 all’interno della baraccopoli di San Ferdinando, a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria.

Viveva in una roulotte di piccole dimensioni all’interno dell’accampamento e lavorava, come tanti altri extracomunitari nella sua stessa condizione, come bracciante agricolo.

Nel 2015, subito dopo il suo sbarco sulle coste italiane, Moussa Ba ha ottenuto la protezione umanitaria, su decisione della commissione territoriale di Trapani. A marzo 2018, però, il permesso di soggiorno è scaduto e il ragazzo originario del Senegal non ha potuto rinnovarlo perché non in possesso dei documenti necessari.

A spiegarlo, la questura di Reggio Calabria. Dalla polizia di Stato, invece, si apprende che il 31 dicembre 2018 Moussa Ba è stato arrestato in forma differita “dal commissariato di Gioia Tauro, su delega della squadra mobile della questura di Pisa, per reati in materia di stupefacenti (detenzione ai fini di spaccio di hashish)”.

LEGGI ANCHE: Le arance italiane sono spremute di sangue. Come dimostrano i morti di San Ferdinando

Il successivo 16 gennaio la scarcerazione di Moussa Ba, dopo la convalida dell’arresto da parte del gip del tribunale di Palmi. Al posto della custodia cautelare in carcere, infatti, nei suoi confronti il tribunale di Pisa aveva stabilito il divieto di dimora proprio nella provincia di Pisa per via del procedimento penale, in concorso con altri, ma non ancora definito.

Il 29enne aveva anche altri precedenti per reati contro il patrimonio, false dichiarazioni sull’identità personale, interruzione di pubblico servizio e inottemperanza foglio di via obbligatorio.

Moussa Ba è la terza vittima nella baraccopoli nell’ultimo anno. Il 27 gennaio 2018 perse la vita Becky Moses, 26enne nigeriana, in seguito ad un incendio doloso appiccato da un’altra donna, arrestata mesi dopo dalla Polizia, che avrebbe agito per gelosia.

Il 2 dicembre 2018 morì Surawa Jaithe, 18enne gambiano, sempre a causa di un incendio.

Nella stessa baraccopoli viveva Soumaila Sacko, 29 anni, immigrato del Mali, sindacalista dell’Usb, ucciso il 2 giugno del 2018 da una fucilata a San Calogero, mente si era addentrato con altre due persone in una fabbrica abbandonata nella zona per cercare vecchie lamiere e altro materiale con cui poter costruire un riparo.

Più volte le autorità hanno parlato della necessità di trasferire i migranti in un luogo più sicuro, chiudendo la baraccopoli.

A dicembre 2018, la Regione Calabria ha approntato un piano per spostare i braccianti in immobili privati, con incentivi per i proprietari.

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