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Migrante eritreo morto di fame. Il sindaco di Pozzallo: “Sembravano prigionieri dei campi di concentramento nazisti”

Immagine di copertina
Credit: Giovanni Isolino

Circa 90 migranti sono stati soccorsi nel Mediterraneo e condotti a Pozzallo. Uno di loro è morto per stenti e problemi respiratori. TPI ha intervistato Roberto Ammatuna, medico e sindaco della cittadina ragusana

“Sembravano i prigionieri di qualche campo di concentramento nazista. Sono immagini che abbiamo visto finora solo in fotografia”. Il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, non usa mezzi termini per descrivere i migranti arrivati con l’ultimo sbarco al porto di Pozzallo, a bordo della nave dell’ong spagnola Proactiva Open Arms.

A bordo c’erano 91 migranti, quasi tutti uomini, sette o otto donne, e dodici minori non accompagnati. Tra loro c’era un eritreo di 22 anni, deceduto poco dopo l’arrivo a causa di problemi respiratori e di uno stato di grave deperimento. In un tweet Oscar Camps, fondatore dell’ong, ha detto che si chiamava Segen ed era stato prigioniero in Libia per 19 mesi. Il suo sogno si è spezzato proprio dopo l’arrivo in Italia.

“Il ragazzo è stato fatto scendere per primo ed è stato subito curato e rifocillato”, ha raccontato a TPI il sindaco di Pozzallo, che è anche primario del pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Modica, dove è stato trasportato il giovane eritreo. “L’ho visto quando è sbarcato, poi non l’ho seguito, anche se sono stato informato costantemente dai miei collaboratori su quello che si stava per fare”.

Sulla cartella clinica del ragazzo si legge che è morto per una “cachessia tubercolare”, una fase acuta della tubercolosi. Ma la causa della morte non può considerarsi solo quella.

“Una tubercolosi in un soggetto robusto, con un apparato immunitario normale, supera benissimo questa fase acuta”, specifica il sindaco. “Non vale la stessa cosa per un soggetto debilitato, che ha vissuto di stenti e ha un apparato immunitario abbastanza compromesso, come in questo caso.”

“L’impressione che si ha quando arrivano queste persone è che abbiano vissuto di stenti negli ultimi mesi”, prosegue il sindaco. “È gente malnutrita, defedata, senza un filo di adipe, con i muscoli ipotrofici. Scappano da uno dei paesi più poveri del mondo. Non si capisce come in questi casi si possa fare differenza tra migranti economici e rifugiati di paesi in guerra. Morire di fame o morire per le bombe non è poi così diverso. Queste immagini dovrebbero farci riflettere tutti e indurci a strumentalizzare meno un fenomeno che difficilmente può essere risolto nel giro di pochi mesi e di pochi anni”.

Il ministro dell’Interno Marco Minniti ha fatto visita alcuni mesi fa a Pozzallo, spesso porto di prima accoglienza per i migranti che sopravvivono alla rischiosa traversata nel Mediterraneo. “Abbiamo un buon rapporto con il ministero, ci sentiamo confortati dalla vicinanza dello Stato”, conferma il sindaco della cittadina ragusana.

Lo stesso sostegno Ammatuna, che è stato eletto con il Pd ma si è autosospeso per le vicende legate ai dissidi interni al partito in Sicilia, nega di aver ricevuto dalla Regione Sicilia. “È come se il nostro comune non facesse parte di questa Regione”, dice il sindaco, che sostiene di aver già inviato due lettere al presidente della Regione Nello Musumeci, eletto a novembre 2017, e di non aver mai avuto risposta.

“Siamo un comune che si trova in questa linea virtuale tra il nord e il sud del mondo. Abbiamo svolto finora questa missione di accoglienza e vogliamo continuare a svolgerla. Ma è importante che gli ultimi avvenimenti politici non cambino l’atteggiamento del governo italiano nei confronti di comuni come il nostro, che svolgono questa importante funzione per conto dell’Italia e dell’Europa”, sottolinea il sindaco riferendosi alle elezioni dello scorso 4 marzo.

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