Selvaggia Lucarelli spiega il “metodo Lucarelli”: “Uso la mia visibilità per difendere chi non può difendersi”
Annuncia una controdenuncia per calunnia alla donna che l'ha denunciata per stalking
“Lei è esattamente quello che lei denuncia”. Così Selvaggia Lucarelli torna a parlare della donna che l’ha denunciata per stalking e sulla sua bacheca Facebook pubblica un lungo post in cui commenta l’azione legale della donna che l’ha denunciata per stalking e, soprattutto, ne condanna ancora una volta la condotta.
La donna, come spiega Lucarelli, aveva di fatto bullizzato altre donne perché non in forma. “Il genio aveva fotografato la dirigente scolastica, una docente e una mamma. Lo scopo? Pubblicizzare i prodotti dimagranti che vendeva online”, ha scritto Selvaggia Lucarelli.
Dopo quella fotografia, la giornalista aveva invitato la donna a togliere il post incriminato, lei non l’aveva fatto e di tutta risposta aveva iniziato a rilasciare interviste alle testate locali difendendo la sua posizione e anzi denunciando l’attacco della Lucarelli e degli haters.
“Mi fa abbastanza sorridere che non capisca una cosa semplice semplice: gli hater che l’hanno turbata, usano il web esattamente come lo ha usato lei. Per offendere e deridere”, scrive ancora Lucarelli.
Alla denuncia di stalking, la giornalista risponde che sarà “lieta eventualmente di controdenunciarla per calunnia, perché lo stalking è una cosa seria e non deve azzardarsi ad associarmi a reati che spesso e volentieri sfociano in tragedie reali”.
Inoltre, come specifica ancora la Lucarelli, la donna manca di dire che è stata a sua volta già denunciata da quella madre, dall’insegnante e dalla dirigente scolastica. “Del resto, che abbia imparato poco da quello che le è accaduto è evidente: cerca di attribuire le responsabilità del suo gesto e le conseguenze che ne sono derivate non al suo post orrendo, ma a qualcuno fuori da casa sua”, scrive ancora.
Lo chiamano “metodo Lucarelli” ed è il modo in cui la Selvaggia più famosa d’Italia si pone sui social network commentando fatti e persone e in alcuni casi arrivando all’attacco diretto. In un’intervista rilasciata a NextQuotidiano, la Lucarelli spiega il perché di questo atteggiamento.
“Il metodo è quello che usa anche Repubblica o Corriere. Se uno scrive un post denigratorio o razzista o offensivo, oggi è una notizia. Quanti articoli così si leggono? Nessuno però si azzarda a accusare repubblica o corriere di essere dei bulli ingiusti e cattivi. Io sono una persona fisica, io sono io, ci metto la faccia e quindi c’è chi finge di discutere il metodo ma in realtà sta discutendo me”, spiega.
Il rischio è che per denunciare bullismo si alimenti il bullismo stesso. “Sono l’unica che da anni si sbatte per insegnare il concetto di responsabilità individuale. È come dire che non bisogna più dare notizie che mettano in cattiva luce qualcuno perché ci sono gli hater”, risponde la Lucarelli.
“Quando ero sotto processo i giornali hanno fatto titoli orribili su di me, ero già colpevole. E invece sono stata assolta. Intanto però sono stata ricoperta di insulti. Queste sono le vere questioni, eppure i giornali se la passano sempre liscia. Nel caso della Trilly (la protagonista del post incriminato ndr) o di altri bulli del web, si parla di comportamenti insindacabilmente orribili, e l’alibi del ‘non potevo prevedere quello che è successo’ anche basta”, continua a spiegare Lucarelli.
Non è una vendicatrice, lei che ha scelto di utilizzare la sua fama per portare avanti una vera e propria battaglia: si considera “una che utilizza la sua visibilità e la fortuna di avere potere mediatico per difendere persone che non si possono difendere o che comunque non hanno potere mediatico e che subiscono senza avere nessuno che le difende. Potrei fare come tutte le persone di spettacolo e usare la mia bacheca per fare altro ma ho scelto questa battaglia”.