Meloni sul manifesto del 25 aprile: “Vergogna, raffigura le foibe”. Ma non è così
La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, venerdì 12 aprile 2019 è incappata in una vera e propria gaffe sui social. Meloni, infatti, ha condiviso sulla sua pagina Facebook la foto di un manifesto, appesi in giro per Roma in vista della festa del 25 aprile.
“Indecenti – ha scritto – i manifesti apparsi oggi a Roma: la memoria dei martiri delle foibe viene calpestata e oltraggiata per attaccare degli avversari politici. Sono schifata e chiedo all’amministrazione M5s di rimuoverli subito. Il sindaco Raggi che si precipitò a togliere i manifesti pro-vita e dei quali non condivideva il contenuto, farà lo stesso anche in questa occasione?”.
Secondo la leader di FdI, infatti, il disegno contenuto all’interno del manifesto raffigura, in forma stilizzata, uno degli inghiottitoi carsici nei quali si sono consumati gli eccidi di militari e civili italiani durante la seconda guerra mondiale e nel dopoguerra.
Come ricostruito da Open, però, l’accusa della Meloni è priva di fondamento. L’immagine, scrive David Puente, “riprende l’opera di Ettore Vitale del 1973, un manifesto per il Partito Socialista Italiano e raffigura un velo nero – simboleggiante il fascismo – che viene strappato”.
Nessun riferimento alle foibe, dunque, come sottolineato su Facebook anche dal gruppo “Azione Antifascista Roma Est”: “Gentile Giorgia Meloni – si legge nel messaggio – rispondiamo pubblicamente al suo farneticante post per il semplice motivo che siamo tra i promotori della manifestazione che attraverserà Roma est il prossimo 25 aprile”.
A questo punto arriva la spiegazione dell’immagine: “Il manifesto è chiaro – continua il post – e raffigura un’onda rossa che strappa un velo nero tenuto assieme con lo scotch giallo e verde, riferimento esplicito ai colori dell’attuale governo. Dove lei possa avere visto un’allusione alle foibe rimane per noi un mistero”.
“Quello che ci è chiaro – conclude il gruppo – è che sono tempi difficili: le europee che si avvicinano, il suo amico di Milano (Salvini, ndr) che le divora i voti, la disperazione che spinge a candidare un tizio con un nome da storia di Topolino, il rischio di doversi trovare un lavoro vero come quelli che facciamo noi. Davvero: la capiamo… Però le ricordiamo che è nei momenti difficili che bisogna tenere duro e non perdere la dignità, magari scrivendo follie su un social. Politicamente siamo lontanissimi, ma umanamente le siamo vicini”.