Mediaset dice no al docufilm di Renzi su Firenze e lui pensa a Netflix
Sfuma l'intesa con la rete di Silvio Berlusconi, ma l'ex premier pensa di proporre la sua serie tv di otto puntate alla piattaforma streaming più famosa del mondo
Mediaset boccia il docufilm di Matteo Renzi. Dopo le polemiche dei mesi scorsi sorte proprio attorno alla possibilità che la serie tv su Firenze dell’ex premier sbarcasse sulla rete di Silvio Berlusconi, arriva il no definitivo.
Sfuma dunque l’intesa con Mediaset, ma l’ex sindaco di Firenze non si arrende e pensa al web. Il docufilm sarà proposto quindi alle principali piattaforme streaming, come Netflix. Un’idea non da poco, contando la portata internazionale della piattaforma e i suoi oltre 117 milioni di utenti in tutto il mondo.
In più, un precedente importante è quello di Barack Obama, che sbarcherà – insieme alla moglie Michelle, come annunciato da Netflix stesso – sulla piattaforma streaming più famosa del mondo con una serie tutta sua.
Lucio Presta, il produttore della serie, è convinto del successo del progetto e punta sulla notorietà di Renzi all’estero da una parte e sull’incanto di una delle città più apprezzate al mondo.
Il ciack iniziale è previsto per il prossimo 21 agosto, quando Matteo Renzi vestirà i panni di Cicerone della città che ha amministrato per cinque anni e partirà dal Duomo. La piazza in cui sorge una delle strutture più affascinanti della città verrà in parte chiusa al pubblico, proprio per le riprese.
Il giornodopo, il 22 agosto, il set si sposterà a Palazzo Medici Riccardi, ex sede della provincia. E Matteo Renzi conosce bene le stanze di questo edificio storico di Firenze per avervi passato gli anni da presidente della Provincia.
E così il sentore del Partito democratico accompagnerà gli spettatori con un programma tutto suo alla scoperta delle bellezze fiorentine, dal Corridoio Vasariano, che consentiva ai Medici di accedere da Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti, alle ricchezze di Santa Croce e Santa Maria Novella.
Come ha sottolineato l’ex premier sin dal primo momento in cui è trapelata la notizia del docufilm in otto puntate, la serie è stata concepita come operazione politico-culturale. “Ne verrà fuori una grande battaglia contro la demagogia, il qualunquismo e la paura”, ha detto l’ex premier.
“Bellezza contro odio, apertura contro protezionismo, Rinascimento contro oscurantismo”, ha sottolineato ancora il senatore del Pd. Una sorta di manifesto firmato Renzi per contrapporsi alle modalità – di comunicazione e politiche – adottate dal nuovo governo.