Matteo Salvini come Chiara Ferragni: il ministro dell’Interno vuole fare l’influencer
Matteo Salvini vuole fare l’influencer. Il ministro dell’Interno, la cui presenza sui social abbiamo analizzato in maniera approfondita, si comporta sempre di più come Chiara Ferragni, la più nota fashion blogger al mondo.
Nei suoi post, Matteo Salvini sempre più spesso cita nomi e marchi dei prodotti che consuma. Questa tendenza non è sfuggita ai media italiani, che stanno dedicando al fenomeno numerosi articoli.
Il caso più noto è quello della pasta al ragù, che aveva scatenato polemiche e ironia sui social, e perfino la reazione di Chef Rubio.
“Due etti di bucatini Barilla, un po’ di ragù Star e un bicchiere di Barolo di Gianni Gagliardo, alla faccia della pancia”, aveva scritto a dicembre.
Oltre all’aspetto poco appetitoso della pietanza dove la pasta sembra scotta e poco condita era stata la scelta dei marchi che scatena la bufera sui social.
Salvini sa bene come sfruttare gli umori della rete per aumentare l’engagement della sua pagina e pubblicare la foto dei piatti fa parte della strategia social.
In questo modo il leader della Lega si mostra vicino alla gente comune, che allo stesso modo ama condividere su Instagram e Facebook i piatti che ha cucinato o che ha ordinato al ristorante.
L’obiettivo del vicepremier e del suo staff, primo fra tutti Luca Morisi, è sicuramente quello di instaurare un rapporto più stretto con i suoi sostenitori, presentandosi come leader politico ma mettendosi sullo stesso piano dei suoi elettori. Un uomo come tanti altri, che si emoziona alla vista di un tenero animale. Ma non è tutto.
Inondare la propria bacheca di gattini e post simili infatti distrae dai problemi che il governo Lega-M5S deve affrontare giornalmente e a nascondere i fallimenti dell’esecutivo e di Salvini stesso, che fatica a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale.
Bottiglie di vino, piatti di pasta, Nutella, birra, sono tra i soggetti culinari preferiti da Salvini, che non dimentica mai di menzionare con il relativo brand.
Nutella, Birra Moretti, Nebbiolo Gianni Gagliardo, yogurt Sterzing Vipiteno, la birra Franziskaner o i Pan di Stelle, Pavesi, Barilla sono solo alcuni dei marchi citati recentemente.
Repubblica ha contattato Barilla, Ferrero e Heineken e tutti e tre smentiscono qualsiasi tipo di accordo o strategia concordata di marketing.
Anche perché, considerate le critiche scatenate sui social, il ritorno di popolarità per i marchi non sarebbe esattamente vincente.
“Altro che pubblicità, le aziende sono terrorizzate dagli spot di Salvini”, scrive il quotidiano il Foglio, secondo cui la politicizzazione è un rischio grave, che rischia di far scappare i clienti e forme di boicottaggio più che portarne di nuovi.
Nonostante l’enorme platea raggiunta da Salvini, la sua pubblicità si tradurrebbe piuttosto in un danno di immagine per i marchi citati.
Salvini si comporta però da influencer, senza percepire alcun compenso dai marchi di cui “fa pubblicità”.
Si tratta piuttosto di un modo, uno dei tanti, per mettersi sullo stesso piano dei suoi elettori, del “popolo”. “Mangio le tue stesse cose, sono come te”, è il sottinteso delle foto che ritraggono il vicepremier alle prese con la vita quotidiana.
Eppure, nonostante gli oltre 3 milioni di follower e l’alto tasso di engagement sui social, la Bestia di Salvini si sta trasformando in un cucciolo, come abbiamo spiegato in questo articolo.
Se da una parte il leader leghista e il suo team social nei salotti televisivi e sulla stampa sono portati ad esempio come vero e proprio modello di promozione politica vincente, dall’altra, negli ambienti del settore digitale, aleggia da mesi qualche dubbio: siamo davvero di fronte ad una squadra di invincibili guru della comunicazione web?
I primi segnali che qualcosa di strano stesse accadendo nelle retrovie social della Lega erano evidenti già da qualche tempo: adozioni di strategie funzionali effettuate con un leggero ritardo rispetto ai competitor, cambi di stile sperimentali, post ai limiti del grottesco o eccessivamente provocatori costruiti con l’unico intento di far polemica (come le sempre più presenti citazioni evocanti il Ventennio) erano solo alcune delle prime avvisaglie di una strategia in crisi d’identità.
I numeri, a ben vederli, sono più spietati delle ipotesi. Qui l’analisi dettagliata.
Solo alcuni mesi fa Matteo Salvini era stato fotografato allo stadio Olimpico di Roma con indosso un giubbotto blu della marca “Pivert“, in stile CasaPound.
Il proprietario dell’azienda è Francesco Polacchi, uno dei responsabili del movimento di estrema destra noto alle forze dell’ordine
La scelta stilistica del leader della Lega aveva fatto molto discutere.
Qui alcuni link utili per approfondire questi temi: