Quanto è costato il mancato sbarco della Diciotti allo Stato
I giudici avevano aperto a settembre 2018 un fascicolo sul caso dopo aver ricevuto un esposto da Possibile
Il mancato sbarco dei migranti presenti sulla nave della Marina militare Diciotti è costato allo Stato italiano 300mila euro, secondo quanto stabilito dalla Corte dei conti del Lazio.
I giudici avevano aperto a settembre 2018 un fascicolo sul caso dopo aver ricevuto un esposto da Possibile il 23 agosto per “appurare l’esistenza o meno di un danno erariale, causato dal mancato sbarco dei migranti, e dagli spostamenti prolungati nel Mediterraneo”.
Al centro del lavoro della Corte dei conti ci sono stati: i costi sostenuti dallo Stato per far attraccare al porto di Valencia la nave umanitaria Aquarius che trasportava 629 migranti e che ha trascorso 9 giorni in mare; il rinvio da parte del Viminale dello sbarco della Diciotti nel porto di Trapani; lo stallo imposto ai 177 migranti salvati al largo di Lampedusa. Secondo i giudici, il costo è di 10mila euro al giorno.
Il danno erariale apportato alla casse dello Stato dalla decisione del capo del Viminale potrebbe essere preso in considerazione anche dai giudici nel caso in cui il processo contro Matteo Salvini ottenga l’autorizzazione a procedere.
“Salvini ha in pratica pagato con i soldi pubblici un suo atto di propaganda, che così si è rivelato scellerato politicamente, con i rivolti giudiziari che stiamo vedendo, ma anche uno spreco di risorse evitabile”.
Questa l’accusa mossa da Possibile, che spiega: “Con questa iniziativa avevamo l’intenzione di sollevare una questione politica perché riteniamo doveroso che i cittadini sappiano quanto costa la disumanità: insomma quanto viene speso per questi atti brutali e insensati”.
“Sempre da fonti stampa sappiamo che arriveranno presto le cifre del caso-Aquarius, altro grande scempio avvenuto nei mesi scorsi”, si legge nella nota. “E sapremo il prezzo della disumanità, messo sul conto dei contribuenti. Perché è bene ribadire un concetto: il prolungato trattenimento a bordo di unità navali italiane, e il loro prolungato utilizzo ha avuto costi per lo Stato che sono fonte di responsabilità amministrativa, a carico delle autorità che hanno ordinato il trattenimento”.