Militante con maglietta Auschwitzland: “Stanno minacciando me e la mia famiglia”
La donna, sulla quale pendono una denuncia e una querela presentate alla Procura di Forlì dall'Anpi e dal Museo di Auschwitz, si difende dalle accuse di apologia del fascismo
“Ho sbagliato, è stato un errore, una leggerezza dovuta allo stress ma ora minacciano me e la mia famiglia”: la saga di Selene Ticchi D’Urso, la militante di Forza Nuova balzata agli onori della cronaca per aver indossato la maglietta con la scritta “Auschwitzland” il 28 ottobre scorso a Predappio, va avanti.
La donna, sulla quale pendono una denuncia e una querela presentate alla Procura di Forlì dall’Anpi e dal Museo di Auschwitz, si difende dalle accuse di apologia del fascismo.
“Non mi aspettavo un riscontro mediatico di questo tipo. Mi sono sentita un bersaglio”, ha spiegato la donna in una intervista all’Agi.
“Per ora non ho risposto ad insulti e minacce, però, sono arrivata al limite. Sono state minacciate mia madre, mia sorella e anche mia figlia “.
Nonostante sia stata sospesa a tempo indeterminato dal suo stesso movimento, Selene Ticchi però si dice sicura di non aver commesso alcun reato e difende ancora un volta il suo gesto come legittimo.
“Io continuo a camminare a testa alta e andrò avanti nell’attività politica. Non ho commesso il reato di apologia del fascismo, su questo sono più che tranquilla. Nessuno ha ricostituito il partito fascista. Poi, come recita l’articolo 21 della Costituzione, c’è libertà di pensiero, parole e opinioni”, ha sottolineato la donna.
“C’è una sentenza della Cassazione di febbraio che ha sancito determinati comportamenti che definiscono il reato di apologia del fascismo. Comportamenti che io non ho avuto perché non ho fatto il saluto romano con il manganello, e non ho cantato ‘All’armi siam fascisti’, l’unica canzone compresa dalla Cassazione nell’apologia del fascismo”.
“Il movimento politico non c’entra niente, è stata una mia svista prendere una maglietta alle cinque e mezzo della mattina, quindi di cosa stiamo parlando. L’altra era bucata, non me ne ero accorta quando l’ho stirata, basta. I problemi dell’Italia sono altri, sono i ponti che crollano, gli italiani che non arrivano a fine mese, la gente che va a lavorare la mattina e non torna a casa la sera, o i pezzi di Pamela mangiati. Altri non ce ne sono”.
Raccontava la donna a TPI in una recente intervista.
“Sto vivendo un periodo di forte stress, ho anche problemi familiari. Concilio lavoro e impegno politico. Sono andata ad attaccare degli striscioni con i ragazzi di Lotta Studentesca tra Molinella, Budrio e Bologna, per poi andare a Predappio, ho aperto un cassetto e ho preso la prima maglietta che ho trovato, ne cercavo una con una frase inneggiante al duce, infine ne ho presa una a caso, ecco com’è andata”.
Eppure, nonostante le giustificazioni, nelle numerose interviste rilasciate, Selene Ticchi D’Urso non ha chiesto scusa per aver indossato quella maglietta, che ha indignato e offeso la memoria di molte persone.
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